Parrocchia Santa Barbara Villacidro
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DALLA SARDEGNA UNA SPERANZA PER I MALATI GRAVI
 

DELL’URUGUAY

 

Il mese appena passato, hanno trascorso alcuni giorni a Villacidro un medico e un infermiere specializzato provenienti dall’Uruguay, ma di chiara origine italiana. Il primo, Leonardo Cipriani, è direttore esecutivo aggiunto del “Circolo Cattolico degli Operai dell’Uruguay Mutualista”, una istituzione cattolica fondata nel 1885 da emigrati italiani, dipendente dall’Arcidiocesi di Montevideo, che garantisce assistenza medica ai suoi soci, attraverso un’insieme di servizi ospedalieri e ambulatoriali. Il secondo, Giovanni Paolo Apollonia, è direttore dell’ospedale pubblico di una cittadina della provincia di Rio Negro che si chiama Young. Quest’ultimo è cresciuto nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, il cui parroco, don Fernando Pigurina, è discendente del cagliaritano Angelo Pigurina, ufficiale garibaldino amico dell’eroe dei due mondi che combatté al fianco del generale nizzardo sia in Italia che in Uruguay. Giovane chitarrista del coro parrocchiale, Apollonia si è sposato con Katty, organista del medesimo coro, dalla quale sono nati quattro figli: Paolo Gioacchino, 19 anni, Maria Agostina (16), Giovanni Francesco (13) e Annachiara (8).
«Purtroppo, gli ospedali pubblici e, in particolare, quelli periferici – afferma Giovanni Paolo Apollonia – sono poveri e privi di risorse. Per anni non sono stati fatti investimenti e questo si ripercuote anche sui servizi che vengono offerti ai pazienti. Nel 2005, quando sono stato nominato direttore dell’ospedale, pensavo e speravo di poter legare l’attività del presidio a qualche progetto internazionale ma senza avere un’idea precisa. Poi, nel novembre del 2006, quando a Young mi incontrai con una delegazione della Sardegna che propose di trasformare il nostro ospedale in un centro di riabilitazione di eccellenza per la cura dei comi e delle malattie gravi e invalidanti, mi sembrò che la proposta fosse caduta proprio dal cielo. Spero che questo sogno si possa trasformare presto in realtà, che l’ospedale possa diventare un centro di alta specializzazione per assistere con dignità i pazienti che non dispongono di risorse proprie. Per noi sarebbe importante questo salto di qualità, non solo e non tanto perché potremmo disporre di moderne attrezzature tecniche per la riabilitazione globale intensiva, quanto piuttosto perché ci permetterebbe di cambiare mentalità, di crescere professionalmente, di garantire un servizio ai sofferenti della provincia di Rio Negro e di tutto l’Uruguay, oggi impossibile».
In Sardegna, tanto Apollonia quanto Cipriani, hanno avuto modo di conoscere come è organizzato l’ospedale Santa Maria Bambina di Oristano, l’unico centro di cura e riabilitazione della Sardegna per il trattamento dei comi e delle malattie invalidanti. Lì, hanno conosciuto anche un giovane ragazzo uruguaiano, Agostino Hudson, 21 anni, da quasi due anni sulla sedia a rotelle dopo un trauma subito nel corso di una partita di rugby.
Oggi, grazie anche e soprattutto al coinvolgimento delle diocesi e delle parrocchie, la speranza per molti invalidi uruguaiani si chiama Sardegna così come nel passato l’Uruguay ha rappresentato la speranza di molti italiani, compresi diversi sardi, che lì sono emigrati nel secondo dopoguerra alla ricerca di lavoro e di nuove prospettive di vita.

 

Martino Contu

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