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| Papa Wojtyla |
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| Grande Comunicatore
e amante della comunicazione mediatica |
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| Il Papa è morto. Sono le ore 21,37 di sabato 2 aprile 2005, la notizia tanto temuta, la riceve l’ANSA, la più importante agenzia di stampa del nostro Paese. Giunge velocissima alle redazioni di tutte le testate giornalistiche, viaggia di televisione in televisione, sulle onde radio, su internet e irrompe in tempo reale in tutte le case del mondo. |
E’ silenzio dappertutto. Attonito, il cuore di ogni cristiano, e non solo, è assalito da forti emozioni e la tristezza prende tutti. Nella mente si accavallano una miriade di pensieri, di ricordi e immediatamente ci si sente un po’ soli. Esattamente come quando viene a mancare un padre. Le campane di tutte le chiese del mondo hanno dato il triste annuncio con quel suono che infonde subito mestizia. Anche quella della nostra parrocchia, quella notte, si è unita a tutte le altre. Le reti televisive tutte, hanno cancellato le programmazioni e dato cronache in diretta del triste evento, servizi straordinari sulla vita, sul pontificato, hanno fatto cronaca e informazione, bisogna dire, finalmente, nel rispetto del dolore.
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| Le immagini in diretta sulla Piazza S. Pietro, hanno fatto sì che vivessimo tutti con immediatezza quel momento e che tutto il mondo si stringesse attorno al Papa in un unico immenso abbraccio. La forza della comunicazione e dell’immagine, tanto apprezzata da Giovanni Paolo II, ha avuto un ruolo determinante nel coinvolgere con tempestività ogni angolo della terra. Soprattutto, credo, che nessuno dimenticherà mai le zoomate che insistentemente riprendevano la finestra della camera in cui il Papa stava, prima consumando la sua passione, e poi giaceva immobile nella compostezza della morte. Senza alcun dubbio si può affermare che è stato un evento mediatico senza precedenti e, in queste proporzioni, del tutto imprevedibile. |
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| M.R.M. |
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