insieme
         
Giovanni Paolo e i bambini  
       
Sabato le campane di Santa Barbara hanno annunciato la morte del nostro amatissimo Pontefice, era per me la sesta volta che le sentivo suonare per la morte di un Papa! E’ stato detto che Giovanni Paolo II ha segnato fortemente la storia dell’Europa, tra le voci corali che si elevano a elogiare il nostro Santo Padre qualcuno l’ha chiamato “Giovanni Paolo Magno”.
Ha toccato l’anima di una moltitudine di giovani, ma questo miracolo continuerà ad essere operante e a dare i frutti anche al di là della sua morte. E penso ai bambini che Egli ha amato, ha abbracciato con tenerezza di padre e di nonno. Nella sua lettera ai bambini del ’94 diceva: “Tu e ogni altro bambino sulla Terra avete la stessa dignità agli occhi di Dio, qualunque sia la vostra età, la vostra razza o nazionalità:
che siate maschio o femmina, ricchi o poveri, forti o deboli, sani o malati”. Quando il Papa si curvava sui bambini mi veniva in mente un ricordo della mia prima infanzia in cui rivedo nell’asilo di via Gialeto un quadro raffigurante Gesù con i fanciulli e lo fissavo a lungo, forse per un bisogno d’affetto, durante le lunghe ore trascorse sulle panche sotto gli occhi severi delle signorine Francesca e Peppina. La tenerezza e le attività erano escluse dalla didattica dell’epoca!
I bambini, l’umanità di domani, avevano dal Papa un’attenzione particolare, soprattutto i malati. “Come è possibile” diceva “rimanere indifferenti davanti alla sofferenza di tanti bambini specie quando è causata dagli adulti?”. Il suo grande cuore li conteneva tutti, vicini e lontani. I bambini dovevano essere i primi ad essere difesi, protetti, nutriti, curati e rispettati sia nei paesi dove le guerre fratricide seminano morte e distruzione come pure nella nostra società opulenta e viziata. Esortava le famiglie ad aprirsi ai bambini che hanno perso la propria e vagano nei campi profughi. La tenerezza del Papa era specialmente rivolta ai malati, ai più poveri e agli anziani, custodi dei valori umani, ma spesso molto soli. A questi ha lasciato un forte esempio di coraggio e di accettazione della sofferenza. Non solo i bambini, ma tutti abbiamo percepito quest’amore espresso nella sollecitudine, nel sorriso e nella benedizione della sua mano tremante che ci ha fatto sentire più fratelli tra noi e ha allargato i confini della nostra chiesa.
 
Mariolina Lussu
   
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