insieme
         
Tutti in fila per l’ultimo saluto a Giovanni Paolo II, cronaca di un viaggio
       
Lunedì 4 aprile, ore 10,00: Sento un amico e collaboratore di Villacidro al telefono. Sta pensando di utilizzare il suo giorno libero dall’insegnamento per recarsi a Roma. Forse c’è disponibilità di qualche biglietto. In un baleno mi salta in mente: vedi se lo trovi anche per me. Ore 14,00. Presto fatto. La sera ecco la disponibilità sicura di due biglietti: devi decidere subito mi dicono. Mi consulto con don Giovannino e… affare fatto! Decidiamo la pazzia! Si parte domani pomeriggio! Martedì 5 aprile, ore 11,30.
Qui a Villacidro diluvia, di concludere la benedizione delle famiglie non se ne parla. Torno a casa e mi preparo lo zaino per il viaggio. Giusto il tempo di tornare a casa, passare in agenzia a prendere i biglietti per l’aereo, entrare al supermercato per la scorta viveri e subito a riempire i panini di affettato. Aggiungo due bottiglie d’acqua e due di tè, qualche cioccolato, pastine, ma anche un maglione per la sera, l’ombrello (speriamo non serva), il giubbino impermeabile, una piccola coperta. Prepariamoci al peggio. Ore 14,00. Passa Giovanni con l’auto e via all’aeroporto.
Siamo quasi in ritardo, dobbiamo anche parcheggiare l’auto, ma noi siamo abituati a fare le cose all’ultimo momento. Ore 14,40. Stiamo facendo la fila all’accettazione. Documenti prego! Finalmente all’imbarco. Un caffè e finalmente un attimo di respiro. Ci guardiamo intorno: la sala è piena di gente con lo zaino in spalla, diversi volti conosciuti. Addirittura Mons. Tiddia (arcivescovo di Oristano) con un gruppo di giovani. Penso: di certo lui non farà la nostra fila per vedere il papa. Non siamo gli unici pazzi! Toh! Ecco tre giovani di Villacidro, ci sono anche parrocchiani: Leila, Michele, Monica. Il gruppo di cinque è fatto. Coincidenza stiamo vicini anche in aereo. Ore 15,30. Siamo seduti in aereo. Finalmente si parte. Le hostess fanno lo sciopero del panino, manco un bicchiere d’acqua. Meglio tenersi leggeri per ciò che ci aspetta. Due battute ed eccoci a Fiumicino. Ore 16,50. Stiamo già correndo attraverso i lunghi corridoi verso la stazione dei treni. Alla TV dicevano che il biglietto era gratis. Di certo non per i treni. Ore 17,55. Entro un’ora siamo già a Roma. Breve visita ai bagni chimici della stazione e via… autobus fin quasi al colonnato di Piazza S. Pietro. Ore 18,20. C’è il mondo. Gente che cammina con passo svelto, la direzione sembra unica. Seguiamo la corrente di folla. Camminiamo di fianco al fiume in piena di persone di Via della Conciliazione, rigorosamente arginato dalle transenne. Nessuna speranza di saltare un po’ di fila. Ore 18,30. Primo blocco di sicurezza. Volontari e forze dell’ordine fanno passare la gente a intervalli regolari per creare delle valvole di sfogo. Lo passiamo, camminiamo quasi di corsa fino alla seconda strada parallela al lato destro di Via della Conciliazione. Un serpentone di folla indescrivibile. Ore 18,40. Siamo ufficialmente in fila. Che Dio ce la mandi buona. Intuiamo subito che dobbiamo percorrere tre volte la lunghezza di Via della Conciliazione. Riusciamo a superare un po’ di fila passando attraverso i marciapiedi, lì si va più veloci. Ma poi si procede con calma, con molta calma: 5 - 10 passi ogni 10 minuti. Cerchiamo di restare uniti tutti e cinque. Ore 20,00. Giungiamo ad un altro blocco. Dopo la prima ora e mezza, stiamo già familiarizzando con coloro che abbiamo accanto. Siamo a Borgo Pio. Passiamo sotto alle colonne che sostengono la galleria che in antico il papa percorreva per fuggire e rifugiarsi a Castel Sant’Angelo. Cambiamo direzione di marcia. Quando sfoceremo in Via della Conciliazione? Cominciamo a raccogliere le idee. Mi guardo intorno: persone di ogni nazionalità, tantissimi italiani, giovani, famiglie. Si portano appresso anche i figlioletti piccoli: questa è davvero pazzia. Ci sono addirittura persone anziane. Tenaci! Anche loro a rendere omaggio al papa. Quest’uomo ha mosso il mondo in vita e continua a farlo dopo morto. Cosa spinge tutta questa gente, cosa spinge me e i miei amici? Quando muore una persona di famiglia uno è pronto a fare di tutto. Se muore il proprio padre e purtroppo quasi tutti del nostro gruppo ne avevano fatto esperienza allora si è pronti a fare i salti mortali. Ci spinge l’affetto, la gratitudine, la riconoscenza per quest’uomo di Dio. Attorno a noi si canta, si prega, si dialoga. Le ore passano così. Il clima non è di lutto, ma è tutt’altro che di baldoria o di banale allegria. C’è un clima di gioia, di giubileo. Meglio anche delle Giornate Mondiali della Gioventù. Nella ressa di gente, si è composti. L’acqua distribuita dai volontari passa di mano in mano, mani anonime pronte a condividere anche il cibo con chi ci sta intorno. È straordinariamente bello ciò che si vive in questa fila, al di là dei disagi. Ore 21,30. Ci avviciniamo alla svolta, ma è ancora lontana. Lo stomaco reclama. Aspettiamo ad arrivare in Via della Conciliazione, dice Giovanni. Ok! Ore 23,00. Siamo in Via della Conciliazione. Il cupolone è davanti a me. Un sospiro di sollievo. Coraggio ce la faremo. Ora si apre lo zaino e… si mangia. Mando sms a mia sorella. La aggiorno sulla nostra posizione. Mi informa sulle notizie TV. Ma sono attrezzato anch’io: accendo la radiolina portatile. Alle due del mattino chiudono la basilica per manutenzione. Speriamo di farcela.
Mercoledì 6 aprile, ore 00,45. Cominciamo a renderci conto che non ce la faremo a passare prima della chiusura. Teniamo duro. Piazza S. Pietro è ancora lontana. Ore 01,50. Niente da fare ci prepariamo a passare tre ore fermi in attesa della riapertura alle cinque. Molti abbandonano la fila. Non c’è lo spazio per sedersi. Ci si siede più o meno a turno. Mi imbacucco per bene con sciarpa e cuffietta. Ma non c’è freddo. Ore 05,00. Riaprono la basilica. I canti e le preghiere trasmesse dagli altoparlanti ci accompagnano tutta la notte. Finalmente la fila si muove. Molto più veloce, finalmente! Ora la gente comincia a spingere, ma con la mia mole e con lo zaino sulle spalle non mi lascio impressionare troppo. Ore 05,35. Siamo ormai sulle scale che portano alla basilica. Provo a pregare. Sento freddo! Tiro fuori la copertina. Ma al momento dell’ingresso in chiesa, mi ricompongo e mi metto in ordine. Ore 05,50. Sono di fronte alla salma del papa. Provo a pensare a tutte le intenzioni di preghiera che mi sono state affidate. Non voglio dimenticare nessuno. Un momento brevissimo, ma intenso: vissuto quasi al rallentatore. Sussurro sottovoce: grazie e prega per noi. Ore 06,05. Stiamo uscendo dalla basilica. Siamo felici. L’alba di fronte a noi. Giovanni afferma: ecco le sentinelle del mattino. Sorrido e ci avviamo. Ore 07,00. Abbiamo una giornata di fronte a noi. Un tè bollente ci rimette in forza. Ci appisoliamo su una gradinata. Facciamo visita a una zia di Giovanni e dopo pranzo andiamo a trovare don Marco, prete novello dall’ottobre scorso che completa gli studi a Roma. Ore 00,25. Aereo in partenza per Elmas. Siamo stanchi morti. È stata una pazzia, ma non me ne pento.
 
Don Giovanni
   
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