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Villacidro, sede vescovile per circa 150 anni
Mons. Giuseppe Maria Pilo (1761-1786)
       
Fino al 1768, Villacidro faceva parte della diocesi di Cagliari e della prebenda di Serramanna di cui risultavano titolari rispettivamente Mons. Giuseppe Agostino Del Becchi e il canonico Diego Gregorio Cadello, poi vescovo e cardinale. Il 12 giugno di quell’anno con la presa di possesso da parte di Mons. Giuseppe Maria Pilo, Villacidro entrava di diritto a fare parte della diocesi di Ales.
Da quel momento, in attesa che venisse riedificato il palazzo che fu dei marchesi di Villacidro – e si sa che i lavori durarono circa un anno e mezzo – il Pilo, con i suoi familiari, si fece ospitare nel Convento dei Padri Mercedari. Nel discorso tenuto dal presule il giorno del suo ingresso si trova affermato che Villacidro divenne da subito la residenza principale dei vescovi di Ales (“… la maggior parte dell’anno dovrò dimorare tra voi, con voi conversare. Conviver con voi”). Questa annotazione lascia intendere che il palazzo di Villacidro fosse arredato di tutto punto come si conviene a un’abitazione in cui una persona trascorre la maggior parte del suo tempo. Un’ultima annotazione: delle 12 lettere pastorali che si conoscono del Pilo, nessuna risulta spedita da Ales. Tra quelle che invece sono state inviate da Villacidro (quasi tutte, fatta eccezione per quelle pubblicate in volume che indicano come luogo Cagliari e una che risulta inviata da Gonnosfanadiga), appare importante indicare la
data di pubblicazione, perché lascia intendere che il Pilo, in quel momento, si trovasse ancora a Villacidro. Scopriamo così che l’artefice del passaggio di questo centro alla diocesi di Ales vi dimorava non soltanto nei mesi estivi e autunnali, ma - almeno in certi anni, - anche in altro periodo (ad esempio, a dicembre inoltrato, a gennaio e, perfino, a marzo). Il Pilo morì a Villacidro il primo gennaio del 1786 e la sua salma venne traslata ad Ales dopo circa tre mesi.
 
Mons. Michele Antonio Aymerich (1788-1806)
Anche il suo successore, Michele Antonio Aymerich fece di Villacidro la sua residenza abituale tanto che, in certi anni, non ritornò ad Ales neppure per le celebrazioni della Settimana Santa.
Si sa, ad esempio, che nel 1798 celebrò a Santa Barbara la Messa crismale del Giovedì santo.Altri anni, invece, rimase a Villacidro, e anziché celebrare la funzione per la benedizione degli oli, preferì inviare sacerdoti a Cagliari per assicurare alle parrocchie il crisma e gli oli dei catecumeni e degli infermi necessari per l’amministrazione dei sacramenti(questo si verificò nel 1797 – 1802 e 1804).Alcuni dei canonici del Capitolo risiedevano abitualmente nel palazzo vescovile di Villacidro e questa loro presenza fu sempre accettata come cosa ovvia.
Da ricordare che Mons. Aymerich si trova sepolto nella parrocchiale di Santa Barbara.
 
Mons. Giuseppe Stanislao Paradiso (1819-1823)
Dopo un lunghissimo periodo di sede vacante fu nominato Mons. Giuseppe Stanislao Paradiso che precedentemente aveva retto le diocesi unite di Ampurias e Civita. Il suo ingresso non avvenne ad Ales, ma a Villacidro il 18 luglio 1819.
Il Capitolo dei canonici che invece risiedeva ad Ales deliberò di venire a Villacidro per rendere omaggio al nuovo vescovo il 6 agosto. In cattedrale ad Ales, invece, tenne la sua prima funzione liturgica soltanto il 2 febbraio dell’anno successivo. Dopo pochi giorni dal suo arrivo scrisse una lettera al Capitolo pregandolo di inviargli un pontificale, un pastorale e una croce pettorale. I canonici risposero prontamente inviandogli quanto richiesto fatta eccezione per la croce pettorale in quanto l’unica disponibile e che era appartenuta a Mons. Pilo era stata ormai posta a ornamento della statua del santo patrono della Cattedrale, San Pietro. Visto l’esito positivo conseguito dalla richiesta del vescovo, i sacerdoti di Villacidro pensarono bene di inviare ad Ales un’altra missiva per domandare il calice
e i paramenti preziosi custoditi in cattedrale per i pontificali del vescovo a Santa Barbara. Stavolta però la risposta fu negativa. Quegli arredi il vescovo li avrebbe potuti utilizzare quando avrebbe celebrato in cattedrale. Per Villacidro doveva farsene carico il clero del luogo, pur assicurando la propria disponibilità a collaborare qualora si fosse reso necessario acquistarne di nuovi. Il 30 novembre il Capitolo, piuttosto risentito, scrisse una lettera di protesta al vescovo denunciando il parroco di Villacidro che aveva preso l’abitudine di vestire alla maniera dei canonici durante le funzioni religiose, pur non avendone titolo. Il fatto che egli fosse parroco del centro della sede vescovile, mai e poi mai, poteva giustificare questo arbitrio. A noi la cosa, certo, fa sorridere, ma si rivela preziosissima per capire quanto fosse diventato rilevante il ruolo che ormai veniva riconosciuto a Villacidro all’interno della diocesi. Le varie visite pastorali che effettuò periodicamente nelle parrocchie le programmò in modo tale che a fine maggio potesse essere di nuovo a Villacidro (così nel 1820-1821 e 1822) al sicuro dal rischio delle febbri malariche.
 
Mons. Antonio Raimondo Tore (1828-1840)
Al tempo di Mons. Antonio Raimondo Tore la situazione non cambiò. E’ vero che l’ingresso ufficiale lo fece ad Ales il 4 giugno 1828, ma poco dopo lasciò il centro della Marmilla per rifugiarsi a Villacidro. In quello stesso anno procedeva alla sua prima visita pastorale iniziando proprio da Villacidro (24 novembre) per recarsi poi a Gonnosfanadiga, Fluminimaggiore, Arbus, Guspini e Pabillonis. C’è da supporre che la eventuale partenza per Ales sia stata preceduta da un congruo periodo di riposo a Villacidro e, dunque, che sia avvenuta ad anno nuovo già avviato. Altre indicazioni importanti sulla centralità di Villacidro si
evincono dall’attenzione che, dal Pilo in poi, i vescovi dimostrarono per il decoro e la funzionalità del loro palazzo. Si sa che dopo i primi, robusti restauri effettuati dal Pilo, il successori Aymerich, una trentina d’anni dopo (nel 1800), costruì il terzo piano. Nel 1833, però, una parte del palazzo crollò, forse perché non si era calcolata correttamente la solidità effettiva dei muri portanti che dovevao reggere questo nuovo peso. Mons. Tore non si perdette d’animo e decise di ricostruire lo stabile, senza rinunciare al terzo piano, nonostante una parte del palazzo appena riedificata fosse nuovamente crollata in corso d’opera
mettendo a rischio la stessa incolumità del presule. Significativo di quanto anche Mons. Tore tenesse a Villacidro è il seguente passo di una lettera scritta mentre fervevano i lavori di ristrutturazione: “… mi trovo anche impacciato per non sapere dove passare l’estate e l’autunno. Non voglio rischiare la vita rimanendo in Ales – in Villacidro il Palazzo è in via di restauro – e altro luogo di aria buona nella Diocesi non ve n’è. Quindi se troverò qualche angolo in Villacidro stesso, ove possiamo stare tutta la famiglia, che è composta di 17 persone, andrò lì, perché l’aria mi quadra …”. I lavori – per la cronaca – si protrassero per circa 16 mesi e al termine il palazzo appariva decisamente più bello, solido e ampio.
 
Mons. Pietro Vargiu (1842-1866)
Un accenno all’episcopato di Mons. Pietro Vargiu per ribadire che anch’egli dimostrò sempre grandissimo attaccamento alla sede di Villacidro. La cittadina, ai suoi tempi e per sua scelta, fu guidata da un consistente numero di sacerdoti: quattro viceparroci a Santa Barbara e altri destinati a prestare le loro cure pastorali nella chiesa periferica di S.Antonio, dove volle che nei giorni festivi si celebrassero tre messe e si spiegasse il catechismo come nella chiesa parrocchiale. Nel 1847 la parrocchia di Terralba acquistò nuove campane e il parroco di quel centro chiese al vescovo di presenziare alla loro benedizione.
Il primo giugno Mons. Vargiu gli risponde invitandolo a portare le campane a Villacidro giustificandosi con queste parole: “… per ora non posso recarmi [a Terralba] perché vi troverei gran pericolo per la salute”.
Villacidro continuò ad essere sede abituale anche per gli altri vescovi dell’ultimo scorcio del XIX secolo: Francesco Zunnui Casula (1867-1893) e Palmerio Garau Onida (1894-1906).Fu Mons. Francesco Emanuelli (1911-1947) a destinare lo storico palazzo vescovile di Villacidro a residenza di quanti andavano formandosi al sacerdozio.
Nel 1939 decise infatti di trasferire il Seminario diocesano da Ales a Villacidro, ospitando un primo gruppo di seminaristi. Dal 1942 i locali di Ales vennero definitivamente abbandonati e così la bella struttura che per un secolo e mezzo servì da residenza principale dei vescovi finì per ospitare i giovani aspiranti al sacerdozio per oltre quarant’anni. Come si vede, da quasi 240 anni, Villacidro, pur non essendo sede di diocesi, ha ricoperto un ruolo di assoluta centralità all’interno della giurisdizione ecclesiastica del territorio diocesano e non si capisce perché mai questa rilevanza ultrasecolare non debba essere ancora mantenuta, riconosciuta e valorizzata.
 
Don Giovannino
   
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