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Se Babbo Natale soppianta Gesù Bambino...  
       
Non è facile riflettere con serenità e pacatezza sui mutamenti culturali, soprattutto quando questi modificano tradizioni e consuetudini secolari che fanno parte della nostra esperienza di vita. Da una parte infatti si rischia l’integralismo a difesa delle proprie vedute, dall’altra c’è il pericolo di cadere nell’indifferenza con un adeguamento acritico alle mode, dimenticando il passato e la propria identità.Questo fenomeno sembra riguardare in particolare le ricorrenze e i simboli religiosi. Ad una spiritualità che trova il suo fondamento nella fede, va sostituendosi lentamente una voglia di fare festa, ma senza alcun riferimento al trascendente e quindi senza interesse non solo per la visione cristiana della vita, ma più semplicemente per la stessa questione “Dio”. Si salvaguarda il bisogno di ritualità, ma si escludono i riferimenti alle verità rivelate. E così per le feste cristiane, con tutto ciò che significano e che celebrano, è in atto un costante ridimensionamento che allontana la cultura contemporanea dalle proprie radici.
Qualche esempio? Ognissanti e la commemorazione dei defunti, tra le nuove generazioni, appaiono già superati. Le salutari riflessioni sulla speranza e sulla morte sono state rimpiazzate dalla festa di Halloween con al centro … una zucca vuota e ridanciani scheletrini. Le feste di Prima Comunione e di Cresima si stanno ugualmente trasformando in ricorrenze dove l’interesse, più che all’evento religioso è rivolto al soddisfacimento di desideri molto più terra terra: regali, ristorante, divertimento, ecc… E che dire del Natale? Chi non riconosce che ormai è stato svuotato dei suoi significati più veri? Babbo Natale, l’albero, le luci, le palline colorate, i regali, i viaggi (per i più benestanti) e le grandi abbuffate hanno soppiantato i contenuti autentici di una festa che un tempo era soltanto cristiana..
E in tutto questo, un ruolo decisivo continua a svolgerlo la logica del profitto. L’importante è consumare e spendere per avere sempre di più. E perché questo accada basta creare i bisogni – falsi naturalmente – ma capaci di inculcare nella gente stati di frustrazione e di malessere tali che soltanto nel loro soddisfacimento si appagano. Naturalmente questo non appaga e si continua a cercare ancora altro e così l’insoddisfazione si ingigantisce in un crescendo senza limiti e senza fine.
In tutto questo a preoccupare maggiormente è il fatto che l’indifferenza a cogliere i segni veri della spiritualità cristiana non riguarda soltanto coloro che vivono lontani dalla fede, ma anche chi, consapevolmente, ha scelto Gesù di Nazaret come evento importante del suo esistere e che magari risulta praticante. In tante famiglie cristiane l’acquisto dei regali, l’organizzazione di pranzi e cenoni e gli addobbi hanno relegato in secondo piano l’evento vero del Natale del Signore, il valore della preghiera e della partecipazione alla messa. Perchè sorprendersi allora se i ragazzi hanno in mente soltanto l’immagine del natale consumistico dove il riferimento ai contenuti evangelici di ciò che si celebra è del tutto marginale? Sono gli stessi genitori, anch’essi abbagliati dalle suggestioni della pubblicità, a proporre ai figli dei segni vuoti, dove a farla da padroni sono i maghi della suggestione mediatica che bombardano il cervello sulla necessità di consumare a tutti i costi. Rimettiamo al centro del Natale Gesù e la festa risulterà ancora più bella, perché vera. Non cadiamo nell’errore di fare festa dimenticando il festeggiato. Comprendo che andare controcorrente richiede coraggio. Tuttavia non possiamo ridurre il Natale di Gesù a pura ricorrenza festaiola. E anche il presepio serve a poco che faccia bella mostra di sé dentro le nostre case se rifiutiamo di metterlo al centro del nostro cuore.
 
Don Giovannino
   
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