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Villacidro nel XVIII secolo

 
       

È in pieno XVIII secolo, a cavallo tra la fine dell'età moderna e gli inizi di quella contemporanea, quando il Regno di Sardegna passò dalla Corona di Spagna alla famiglia dei Savoia, che il centro di Villacidro, a differenza di altri paesi e villaggi dell'Isola, uscì lentamente dall'isolamento nel quale, per secoli, era stato relegato dal sistema feudale. In base al censimento del 1728 Villacidro contava 3.631 abitanti. Era il più grosso centro della Sardegna Sud-Occidentale dopo la città reale di Iglesias (6.065).
Sono due gli avvenimenti, i fatti storici, che determinarono l'uscita di Villacidro dal proprio isolamento. In particolare, uno di questi, favorì l'introduzione di metodi e sistemi produttivi che anticipavano il superamento di un sistema, appunto quello feudale, che sarebbe stato abolito e smantellato diversi decenni dopo, tra gli anni Trenta e Quaranta del XIX secolo.

Proprio a Villacidro, nella prima metà del Settecento, venne realizzata ed entrò in funzione una fonderia «che - scrive la storica Anna Castellino - fu il primo, e per lungo tempo unico, avvenimento metallurgico su scala industriale registrato in Sardegna dopo millenni di metallurgia artigianale».Si trattò di una interessante esperienza imprenditoriale che ebbe come protagonisti alcuni uomini d'affari stranieri che investirono cospicue risorse finanziarie.Infatti, il 30 luglio 1740 fu stipulato un contratto, di durata trentennale,per la coltivazione

delle miniere sarde tra l'intendente generale dell'Isola e la società formata dallo svedese Carlo Gustavo Mandel, dall'inglese Charles Brander e dal tedesco Carlo Holtzendorf; soci, questi ultimi due, che furono rimpiazzati, qualche anno dopo, da due imprenditori ebrei, Isacco Netto di Londra e Isacco Lopez Pincheiro di Napoli. La società affidò a Cristian Böse, tedesco di Hannover, esperto di miniere e attività metallurgiche, la progettazione della moderna fonderia.

Costui riattivò le miniere nel sud dell'Isola, avvalendosi dell'esperienza di decine di fonditori e di operai specializzati tedeschi e della collaborazione di una cinquantina di operai del luogo che trovarono impiego nella fonderia. Così, quando a Villacidro iniziava una rivoluzionaria esperienza imprenditoriale in campo metallurgico, la Sardegna era cambiata poco o nulla. Essa rimaneva ancora una terra fortemente arretrata e rigidamente ancorata al sistema feudale. Il feudo, infatti, stava al centro della vita delle comunità sarde, determinando una condizione di oppressione e di miseria generalizzata. La fonderia continuò ad operare durante tutto il corso del Settecento e, tra alterne vicende, anche nell'Ottocento.
L'altro grande avvenimento che ridimensionò l'isolamento del paese e che diede alla comunità un importante e significativo ruolo sociale e politico, ma anche e soprattutto religioso, e che in passato non aveva mai esercitato, fu la permuta, nel 1767, tra Villamar, paese della diocesi di Ales, e Villacidro, che apparteneva alla Chiesa diocesana di Cagliari. Con questo passaggio, voluto dal vescovo di Ales, mons. Giuseppe Maria Pilo, Villacidro, unico centro diocesano non malarico, divenne sede estiva e poi sede permanente di mons. Pilo e di alcuni altri suoi successori, due dei quali, mons. Aymerich e mons. Paradiso, sono seppelliti nella chiesa di Santa Barbara. Mons. Pilo fissò la sua residenza in "su pobatziu", nel palazzo del marchese di Villacidro, meglio conosciuto come palazzo vescovile. Dal 1767, Villacidro divenne il centro più popoloso della diocesi di Ales, così come lo è ancora oggi, dopo 238 anni, con i suoi 15.000 abitanti.
L'esperienza imprenditoriale di una metallurgia non più artigianale ma industriale in un contesto feudale, l'inserimento di Villacidro nella Diocesi di Ales e la sua trasformazione in nuova sede vescovile, trasformarono il paese da centro periferico della Diocesi di Cagliari a principale realtà socio-economica e politico-religiosa di una diocesi e, quindi, di un territorio, che comprendeva 44 paesi.

Per questioni di spazio l'ultimo numero dell'inserto sui vicnati verrà pubblicato in seguito.
 
Martino Contu
   
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