insieme
         
Scuola e società  
       
Nell’articolo “La scuola che io chiedo”di Insieme del mese scorso, un genitore invitava i lettori ad avviare un dibattito sulla scuola, finalizzato alla presa di coscienza dell’importanza che essa riveste nella società. Ora intendo accogliere questa proposta, anche se giunta in ritardo rispetto al varo delle riforme, che attendiamo di valutare fra qualche anno.
Certamente il nostro genitore idealizza una scuola perfetta e non tiene conto che essa è lo specchio fedele della società d’oggi. Se la scuola, ad esempio, non dà prospettive di lavoro è perché la società non offre gli sbocchi occupativi necessari. Le cause o le colpe le conosciamo, tuttavia bisogna ammettere che negli ultimi anni sono state messe in campo tutte le buone intenzioni e tutte le risorse materiali, intellettuali e morali di cui i legislatori e le componenti della scuola erano in possesso.
Le richieste del lettore (in riferimento ad inalienabili diritti costituzionali) mi inducono inoltre a fare due considerazioni: se esse fossero legittime trattandosi di diritti negati, allora bisognerebbe proprio dire che la scuola è allo sfascio, non garantendo pari opportunità tra studenti, né buona formazione culturale, sociale e morale; in questo tipo di scuola i docenti non sarebbero competenti a trasmettere buoni principi e ad educare alla comprensione dei problemi, ecc. Oppure, con le stesse il genitore non intende colpevolizzare alcuno, ma avviare un dibattito come effettivamente afferma, allora dobbiamo tranquillamente dire che tutte le sue legittime richieste sono da molti anni nell’intento di chi opera nel settore dell’istruzione e di chi giorno per giorno deve verificare nelle difficoltà questi ideali e queste serie motivazioni.
Capire la scuola, significa capire a 360° la società, di cui la scuola è specchio fedele, ma, ammesso sia possibile far ciò, altrettanto difficile sarà trovare gli strumenti per risolvere i vari problemi nell’apprendimento o relazionali che derivano anche da un certo disagio familiare e sociale e che spesso approdano alla devianza giovanile. Lavorare nella scuola non è facile perchè non esiste una soluzione uguale o la formula giusta per tutti. Non sempre le risorse economiche sono adeguate alle esigenze didattiche e non sempre lo sono le risorse umane.
D’altra parte le pressioni esterne sono tante: bisogna contrastare modelli non corretti, gli alunni non sono fatti in serie e ciascuno porta le sue problematiche, i suoi bisogni e le sue richieste. Si dovrebbe parlare anche di aspetti economici, di precariato, di tagli occupativi, di scarsa attenzione istituzionale alla formazione e di tanti altri aspetti.
Sono convinta nonostante tutto che la nostra scuola prepari i giovani per la vita e per l’inserimento nel mondo del lavoro, con opportune specializzazioni.
Non è il caso del nostro genitore, ma non condivido la tendenza a generalizzare carenze e disguidi e a non valorizzare invece i preponderanti aspetti positivi. La scuola di oggi che vive una fase di transizione e di cambiamento, è aperta alle nuove tecnologie, all’Europa e al Mondo, non trascurando i suoi principi ispiratori che trovano fondamento nella piena attuazione dei diritti dell’uomo e del cittadino.
Dina Madau
   
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