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Riflessione sui prossimi referendum
       
Il prossimo Referendum che vorrebbe modificare alcuni punti essenziali della legge 40/2004 sulla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) mi sconcerta quando mi chiama a decidere su un problema così grande e delicato investendo la mia coscienza di cittadina e di credente. Ragione e fede infatti non si contrappongono nel mio essere pensante. La fede non mi impedisce di ragionare, anzi, mi dà luce, nonostante i miei limiti, sul senso della vita e mi fa capire che è opportuno assumere un atteggiamento di riverenza e rispetto verso i misteri della stessa vita. Uno di questi è la nascita dell’uomo che per il credente inizia fin dal suo concepimento. Da quel momento si è resa manifesta sulla terra una parte del progetto d’amore che Dio ha su quella persona fin dall’eternità. Via via che l’individuo generato crescerà, svilupperà anche la sua capacità di rispondere consapevolmente o no, alla volontà di Dio e al Suo piano di salvezza per sé e per l’umanità. In questo senso, unico e importante è ogni uomo vivente sulla terra, di qualsiasi razza, religione, condizione sociale, culturale e personale. Fede e ragione mi danno la convinzione che ogni uomo va valorizzato per quello che è, che nessuno mi dà il diritto di sopprimerlo fin dal suo concepimento perché non risponde ai requisiti che io credo debba avere. La ragione mi porta a considerare la vita un valore universale, inalienabile, assoluto che mi sovrasta, mentre la fede mi dà la convinzione che è un dono di Dio, affidato all’uomo stesso ma non a sua disposizione. L’embrione appena concepito per me è già un bambino, sicuramente anche per i genitori quando affermano: “Aspettiamo un figlio!”. Ritengo il referendum in genere un utile strumento di democrazia, ma non in questo caso. Pertanto con lo stesso diritto con il quale un gruppo di cittadini lo propone a tutta la nazione, dello stesso mi avvalgo per non condividerlo e operare la scelta il 12 giugno di non recarmi a votare. Ma perché? Perché, con ragione e fede ribadisco il primato della vita; non andrò a votare perché non voglio un peggioramento della legge 40 che tutela la vita dell’embrione, il diritto del concepito ad essere riconosciuto persona, che garantisce il valore della famiglia e della donna; perché penso che debba essere fatto di più per la ricerca contro la sterilità e per rendere più agevoli le adozioni; perché non desidero che gli esseri umani anche se piccolissimi siano usati come cavie. Queste sono alcune delle ragioni per le quali invito tutti a seguire le indicazioni di moltissimi ambienti scientifici e cattolici di non recarsi a votare nei prossimi referendum sui quattro articoli della legge 40.
 
 
Dina Madau
   
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