insieme
         
Spunti di riflessione  
       
Ho l’abitudine di alzarmi presto la mattina, ma quando apro la chiesa, benché sia ancora buio e l’alba lontana, scopro che è tutto un via vai di persone e di automobili: panettieri, pasticceri, giornalai, spazzini, autisti e tantissimi altri lavoratori già faticano per un più ordinato e armonico procedere della vita dell’intera collettività. Questa situazione, ai più sconosciuta, mi fa venire in mente l’immagine della casa e delle sue fondamenta. Chi di noi, osservando un palazzo, si sofferma a pensare alla pietra posta
a testata d’angolo dell’intero edificio? L’occhio preferisce ammirare gli ornamenti, i fregi, lo stile architettonico. Eppure la magnificenza che lo sguardo contempla esiste grazie alla nascosta funzione svolta da quella pietra interrata a fondamento della struttura. Con troppa facilità, spesso, si indulge a identificare il tutto con il proprio, piccolissimo mondo di conoscenze e di convinzioni. La realtà, invece, quello vera, con le sue complessità dai mille risvolti, non è mai riducibile alle proprie capacità e al proprio sapere. Se dunque sfugge, perché ci si ostina a giudicarla con la presunzione dei saputelli?
Maggio – e per ragioni opposte, ottobre, - si presenta come un mese di passaggio: il giallo oro delle stoppie sostituisce il verde dei paesaggi invernali e primaverili, il caldo e la siccità soppiantano il freddo e la pioggia, la luce prevale sulle tenebre, la fiacchezza sul dinamismo e le vacanze sulla scuola.
I contadini iniziano, ansiosi, a scrutare il tempo sperando che lo scirocco non abbia a soffiare nefasto sulle loro campagne che già ondeggiano di spighe. Sanno bene che questa eventualità renderebbe vana l’attesa della mietitura, perché le spighe resterebbero desolatamente vuote, senza frutto e senza pane. Anche per i cristiani, questo mese, segna la fine dei grandi eventi culminati nella Pasqua e il ritorno al così detto “tempo ordinario”, quasi a significare che la fede va testimoniata soprattutto sul piano del vissuto e della quotidianità. In una realtà in cui l’apparire conta più dell’essere, il credente sa che per crescere nel cuore e nello spirito non deve attendere che si verifichino fatti straordinari, ma affrontare con coraggio la vita di ogni giorno anche nella sua monotona ripetitività. Altrimenti si rischia di non lasciare traccia né di sé, né del proprio operare.
 
Don Giovannino
   
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