insieme
         
Elezioni, politica e... quotidianità  
       
Qualche giorno prima delle elezioni ho notato alcuni bambini attenti a setacciare il sagrato. Incuriosito, mi sono avvicinato per capire. Mi hanno detto che erano alla ricerca di figurine. Ho capito che stavano raccogliendo i santini dei candidati nostrani. Non conosco il numero esatto degli aspiranti consiglieri che ha prodotto Villacidro. Penso che fossero tanti. I piccoli collezionisti affermavano di averne chi 18 e chi 21 (credo però con le doppie!). Mentre scrivo, cominciano a delinearsi gli orientamenti di voto e le preferenze degli elettori e, - come sempre accade, - nel vasto schieramento di chi ci ha provato, c’è chi gioisce per la vittoria (pochi, ovviamente), e chi, cioè la maggioranza, spera di superare e dimenticare presto la delusione per l’esperienza negativa fatta.
Ora che si è conclusa la tornata elettorale è, dunque, bene che un po’ tutti ci rituffiamo nella quotidianità, dove verrebbe voglia di dire che tutto è uguale a prima. E così, mentre ci complimentiamo con gli eletti e continuiamo ad assicurare la stima e l’amicizia di sempre ai perdenti, riprendiamo a riflettere sulla realtà nel tentativo di stimolare noi e la comunità cristiana tutta ad adoperarsi per rendere questa nostra società più vivibile, onesta e giusta.
Un giornale come il nostro – che è espressione di una comunità che fa dell’ascolto del vangelo la sua linea guida, - non può non pensare innanzitutto a chi vive in condizioni più svantaggiate. S. Ambrogio, il grande vescovo di Milano, 1600 anni fa, faceva notare ai cristiani della sua città: “Noi soffriamo che i cani rimangano davanti alla nostra mensa senza mangiare e ne escludiamo gli uomini!”. E il suo discepolo S. Agostino aggiungeva: Il superfluo dei ricchi è il necessario dei poveri. Possedere, allora, il superfluo è trattenere per sé il bene altrui”. La nostra è la società degli sprechi, impressionanti e a tutto campo, che incalzano menti e cuori con una vertiginosa e incessante riproposizione di bisogni sempre nuovi e sempre più costosi che anziché produrre serenità, moltiplicano le inquietudini e le frustrazioni in un numero sempre maggiore di persone. Premetto che non ce l’ho con nessuno. C’è chi produce e chi compra, chi cerca di convincere e chi si lascia condizionare. La riflessione, non di comodo, intende condurre all’esame della propria vita ed eventualmente a prendere coscienza dei propri eccessi e delle proprie incoerenze. Dunque, nessun cedimento al facile puntare il dito contro qualcuno o qualcosa, ma invito ad un esame serio del proprio comportamento. Chi non inizia da se stesso, strepita, ma non cambia nulla. E il punto di partenza per un effettivo coinvolgimento personale si ha nel pensare a chi è più sfortunato e a chi conduce un’esistenza povera e senza prospettive. Al di là del soddisfacimento di falsi bisogni, infatti, tanti mancano anche del necessario e del lavoro. Ignorare questo, oppure fare finta di niente, è moralmente inaccettabile, soprattutto per un cristiano. Il bene e il male, come anche il vero e il falso non sono categorie modificabili a secondo del proprio punto di vista e magari da evitare per non danneggiare il proprio quieto vivere. Si ha dignità personale quando si è capaci di ascoltare non soltanto le proprie ragioni, ma anche quelle di chi sta peggio, senza pregiudizi o giustificazioni sbrigative. Tra gli appartenenti ai gruppi ecclesiali, un tempo, era particolarmente raccomandato l’esame di coscienza, oggi invece dimenticato e fuori moda. Qualunque sia la nostra condizione cerchiamo di non rifiutare il nostro apporto. Talvolta è palpabile il fastidio e il disinteresse che si nutrono nei confronti di quelli che riteniamo di livello più basso del nostro. Si cerca di emulare e raggiungere chi – secondo una scala di competitività legata all’avere, - ci sopravanza e ad ignorare chi ci sta dietro.Questo atteggiamento, però, non crea giustizia, ma ulteriori disuguaglianze. Una volta che si accetta di mettere in discussione il proprio comportamento, allora si ha diritto ad esigere impegno anche dagli altri, soprattutto se operano all’interno di Enti pubblici.
Presto verrà insediato il Consiglio Provinciale della nostra nuova Provincia. Si è ripetuto fino alla noia che questa istituzione dovrà finalmente garantire sviluppo a un territorio affamato di lavoro. Sarà davvero la svolta o dovremo ancora una volta assistere ai giochini sottili di una politica salottiera che vive in funzione di se stessa e dei propri adepti? Speriamo di no.
 
Don Giovannino
   
<<Torna ai titoli  
 
 
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
     
         
                 
sito realizzato da: Francesco Chia      
Copyright ©2004