insieme
         
San Gregorio Magno  
       
San Gregorio Magno è passato alla storia, per la sua straordinaria capacità nel governare la Chiesa. Le doti che maggiormente gli vengono riconosciute sono quelle della saggezza, giustizia, mitezza e tolleranza. Nacque a Roma intorno al 540 da una delle più note famiglie della città.
Ancora giovanissimo venne eletto Prefetto. Ammiratore e seguace del quasi contemporaneo San Benedetto, decise di edificare nei suoi possedimenti a Roma (al Celio) e in Sicilia, alcuni Monasteri, dove sperava, almeno periodicamente, di potersi rifugiare per vivere la spiritualità monastica del “prega e lavora”. Il Papa Pelagio lo inviò come nunzio a Costantinopoli, allora capitale dell’Impero. Una volta rientrato, potè godere per poco del silenzio e della pace del monastero del Celio perché il popolo, il clero e il senato di Roma lo chiamarono a reggere la Chiesa. Secondo gli storici, era di salute cagionevole. Fu a capo della Chiesa per tredici anni e mezzo, dal 590 al 604. Durante quel periodo difese Roma dalla minaccia del re Agilulfo (di cui poi divenne amico), amministrò con giustizia la cosa pubblica, si prese cura della gestione degli acquedotti, eliminò definitivamente la servitù della gleba, seguì con grande sollecitudine la missione pastorale della Chiesa e si dimostrò sempre premuroso verso tutti con molta carità. Ricchissima risulta anche la sua produzione letteraria, di cui vanno almeno citati l’Epistolario (848 lettere) e le Omelie al popolo.
In campo liturgico è importante ricordare la promozione del canto gregoriano e l’elaborazione di un Sacramentario che sta a fondamento dell’attuale Messale. Gli scritti e l’azione pastorale di San Gregorio, a pieno titolo detto “Magno”, hanno formato generazioni di cristiani, soprattutto nel Medioevo. Morì il 12 Marzo del 604. La Chiesa lo festeggia il 3 settembre.

San Federico Ozanam
Esempio di carità e santità laicale, il francese Federico Ozanam, nacque a Milano nel 1813, quando il padre, ufficiale medico, era al seguito dell’esercito di Napoleone. Dopo la disfatta francese di Waterloo, con la famiglia fece ritorno in patria.
Concluso il liceo, si iscrisse in Leggi all’Università di Parigi, ospite in casa dello scienziato e uomo di fede Andrè-Marie Ampere, studioso di elettrodinamica che darà il nome all’unità di misura per l’intensità della corrente elettrica. Frequenta i Circoli dei giovani intellettuali cattolici. Si laurea prima in legge e poi in lettere. Dopo pochi anni ottiene una cattedra alla Sorbona. A soli ventanni è uno dei fondatori della Società di San Vincenzo, istituzione cattolica e laica, povera e umile che si propone di vivere la carità con il contatto regolare con i poveri, nelle loro case. Attraverso l’aiuto materiale, si cerca di strappare chi è nel bisogno dalla sua condizione di indigenza. Oggi, a 170 anni circa, la Società di San Vincenzo, è presente in oltre 130 Paesi del mondo con centinaia di migliaia di volontari in lotta contro la povertà sia evidente che nascosta. Si sposa con una concittadina nel 1841 e diventa padre. Viaggia in tutta l’Europa ed è amico della più illustre intellettualità parigina. Il suo cuore però resta sempre vicino alle persone povere che visita con assiduità.
Egli sa di incontrare Dio e di parlare con Lui quando sta con i poveri ed è consapevole che non esistono scusanti né di impegni, né di professione che dispensino dall’aiutare i bisognosi. Muore a Marsiglia l’8 settembre del 1853, al rientro dalla Toscana, dove era stato accolto nell’Accademia della Crusca insieme a Cesare Balbo. Aveva 40 anni. Il Papa Giovanni Paolo II lo proclamò Beato nel 1997 e Santo nel 2005.
 
 
   
<<Torna ai titoli  
 
 
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
     
         
                 
sito realizzato da: Francesco Chia      
Copyright ©2004