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Il Crocifisso e i comportamenti ipocriti

Si avvicina la Pasqua, il più grande evento di fede e di speranza per noi che ci professiamo cristiani. E, come ogni anno, sono qui a pensare a una parola di augurio e di speranza per la mia comunità parrocchiale. Ho ancora vivo nella mente lo strascico di distruzione e di morte causato in tanti angoli della terra dalla pubblicazione delle vignette satiriche su Maometto. Certa cultura occidentale – forse per la prima volta – è stata costretta a riflettere sul senso vero della libertà di espressione e a rendersi conto che certe ovvietà maturate all’interno di ben definiti contesti, non possono presumere di sentenziare a piacimento su tutto e tutti. Probabilmente non avevano soppesato a sufficienza la determinazione dell’Islam (e le chiusure di quel mondo) quando si tratta di difendere i propri valori religiosi. Ripeto, abituati a ironizzare e a sbeffeggiare con non curanza tutto e tutti, in nome di una presunta e, purtroppo, non convincente libertà di pensiero e di espressione, si sono trovati poi a dovere fare i conti con un’illogica e furiosa reazione che per respingere come blasfeme le loro provocazioni, hanno finito per seminare terrore e morte tra persone e istituzioni del tutto estranee. Dico subito che mi rifiuto di credere che una religione possa difendere o anche solo giustificare la violenza e l’assassinio di persone inermi e innocenti. Un tale dio, infatti, dovrebbe essere rigettato in nome stesso dei valori umani che regolano il vivere civile. Non è accettabile una religione che insegna ai suoi seguaci norme inneggianti alla violenza, all’odio e all’annientamento di chi la pensa diversamente e professa un altro credo religioso. Quando questo si verifica – e ne abbiamo le prove in tanti fatti di cronaca o si è di fronte a un insegnamento falso che viola i diritti dell’uomo universalmente riconosciuti, oppure si è dinnanzi a interpretazioni fondamentaliste di cui non è responsabile la religione, ma la cecità di chi si appella a Dio facendo un uso improprio della fede per giustificare il proprio arbitrio. Come potrebbe reggersi sul piano valoriale una religione che spinge l’uomo a non amare il proprio fratello?
Ma torniamo al nostro mondo e cioè alla cultura radicata in Europa che ritiene tutto possibile e permesso.Quante volte il simbolo della nostra fede, il Crocifisso, viene oltraggiato con parole e gesti, appunto in nome della libertà? E che pensare dell’uso banale e certamente poco rispettoso che ne fanno perfino coloro che si dicono cristiani? Il Crocifisso ridotto a monile, magari tempestato di perle e diamanti, che viene messo per esaltare vertiginose scollature, oppure per rimarcare meglio l’originalità di certi modi di vestire? Dubito che l’obiettivo di costoro sia dimostrare la propria cristianità. Oppure, pensiamo ai tanti travestimenti con i quali, a carnevale, si sceglie di fare sfilare, in modo ridanciano, figure simbolo della religiosità cristiana e cioè preti, frati, suore e, perfino la figura del papa, magari stringendo tra le mani croci e crocifissi. Stupidi atteggiamenti da burla che lasciano trasparire poca fantasia e molta vuota superficialità. Perché allora sorprendersi se persone atee o agnostiche, o che professano altre religioni, chiedono che venga tolto il Crocifisso dalle aule, dagli ospedali, dai tribunali e dai vari uffici pubblici? Se tutto questo si verifica è perché in mezzo a noi ci si va sempre più distaccando dalle proprie radici. E’ perché il riferimento ai valori cristiani si sta affievolendo nel cuore di tanti che a parole continuano a dirsi credenti, mentre di fatto sono diventati seguaci delle filosofie che approvano sempre i loro modi di pensare e di agire. Un antico adagio ammonisce: “Scherza coi fanti e lascia stare i santi”. La saggezza antica ha da sempre riconosciuto l’importanza di difendere e rispettare il mondo del sacro mettendolo al riparo dagli stili propri del vivere leggero e scanzonato. La libertà tanto più è vera quanto più garantisce attenzione e rispetto alle altrui credenze. E questo deve valere anche quando si tratta dell’immagine di nostro Signore che sulla croce dà la vita per noi. Quale augurio, dunque, per questa Pasqua? Che almeno i cristiani sappiano nuovamente cogliere il messaggio grande e sublime che ci proviene dal Crocifisso sia sul piano della fede che dei valori comuni a ogni persona. Non è molto, ma già questo starebbe a significare che questa Pasqua non è passata invano.

Don Giovannino

   
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