Parrocchia Santa Barbara Villacidro
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Dialoghiamo insieme:

Essere lievito

"Sono trascorsi un po’ di anni da quando ho ascoltato l'ultima messa". Le parole di Silvia richiamano alla mia mente esperienze lontane, che credevo dimenticate. In effetti è proprio vero. E' trascorso ormai tanto tempo dall'ultima volta che mi sono presentata in chiesa per la messa domenicale. Qualche anno forse. Le ragioni? Circa un milione. Ma di queste, neanche una forse è veramente fondata. Probabilmente le mie non erano vere e proprie ragioni; erano più che altro scuse, scuse banali. Ho accusato il papa, il prete, la società di atteggiamenti e comportamenti, a parer mio, sbagliati che con la religione cristiana hanno poco a che fare. E con queste accuse ho creato le mie teorie sulla religione e il mio non credere in Dio. Ma forse sbagliavo. Anzi sicuramente sbagliavo.Essere lievito La mia decisione di non credere in Dio l'ho sempre giustificata con frasi e atteggiamenti ancora più sbagliati di quelli che imputavo al prete, al papa o alla società. E' stato conveniente per un certo periodo. Poi mi sono accorta di quanto sbagliassi. In passato l'uomo ha cercato le risposte alle sue domande; queste le ha poi trovate in Dio e nella religione. L'uomo credeva in Dio; in Lui trovava la salvezza e la forza che gli sarebbe servita per andare avanti. Oggi l'uomo si professa, a parole, cristiano, personalizza la fede a suo piacimento e si crea mentalmente il proprio Dio ideale. Si rifiuta di ascoltare la predica perchè in essa non si ritrova e chiaramente non ritrova neanche Dio. E così si allontana. Si allontana dalla Chiesa, contesta tutto ciò che il papa o un credente dice, è convinto che per andare avanti non è indispensabile la predica, non gli serve leggere una pagina del Vangelo. Lui sta bene solo con il suo Dio; lo cerca quando secondo lui deve farsi vivo e poi lo accusa di non essersi fatto trovare. Per qualunque cosa un uomo preghi, egli prega per un miracolo. Ogni preghiera si riduce a questo: "Dio onnipotente fai che due per due non faccia quattro". Ma questo non è essere cristiani, non è credere in Dio. Se il comportamento della Chiesa lo si trova scorretto, se il discorso del Papa lo si giudica senza senso, se la predica del prete non aiuta, non ci si dovrebbe allontanare da nessuno di loro, né tanto meno smettere di credere in Dio. Dobbiamo agire. Ragionare con la nostra testa, non con quella del politico o dell'attore che vediamo il pomeriggio in tv. Dobbiamo smettere di stare fermi, di guardare questa società permettendole di consumarci. Dobbiamo andare avanti, lottare con la stessa fiducia che avevamo in Dio quando ci hanno insegnato a credere in Lui. Se dichiariamo di crederci, dobbiamo agire e fare sentire la nostra voce là dove crediamo ci sia bisogno di un cambiamento. Nel nostro piccolo, nella nostra società possiamo cambiare qualcosa. Noi possiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo.


Giorgia Follesa classe IV A/L
Liceo Classico-Linguistico “E. Piga”

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