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Adolescenza estrema

Dodicenni, tredicenni, quattordicenni, quindicenni, sedicenni. Adolescenza estremaDa un po’ di tempo sono loro i protagonisti dei telegiornali, dei quotidiani, ma sotto una veste ben più cupa di quanto si pensi. Aggressori, stupratori, vandali, ladri. Sono questi gli stessi adolescenti che guardano la Tv, che vanno a scuola, che leggono, che giocano come tutti?
- Roma. 12 Novembre. Viene alla luce un filmato che documenta l’aggressione subita da un ragazzo affetto dalla sindrome di Down. I suoi compagni di classe lo picchiano, lo scherniscono, lo umiliano e mettono su Internet le riprese.
- Napoli. 15 Novembre. Una tredicenne è stata violentata da tre ragazzi di sedici, quindici e quattordici anni, in un vicolo nascosto della città. I tre ragazzi, che erano suoi amici, hanno ripreso il tutto con un telefonino.
- Reinach (Svizzera). 5 Dicembre. Tre ragazzini fra gli undici e i quattordici anni hanno gettato un anziano di 88 anni in uno stagno. Hanno dichiarato di avere agito «per divertimento». L'uomo è stato tratto in salvo a fatica dalla moglie ottantaduenne, mentre i giovani sono fuggiti in bicicletta.
Adolescenza estremaSono azioni che di certo non ci si aspetta da ragazzi poco più che bambini. La domanda, spontanea e ricorrente è sicuramente questa: Perché? Cosa porta un quattordicenne a violentare una sua amica? Cosa scatta nella sua testa in quel momento? O meglio come può programmare intenzionalmente un’azione del genere? L’adolescenza odierna è spesso un’adolescenza estrema, chiusa tra le mura della televisione, dei videogames, tra le maglie di una società che propina sesso e violenza gratuiti, che predica il non-rispetto, l’indifferenza e fa sembrare tutto un gioco. Ma non basta rendere pubblici fatti come quelli citati a sradicare il problema. Serve a renderci consapevoli di quanto poco conosciamo i nostri adolescenti, di quanto poco i genitori conoscano i propri figli, di quanto poco i ragazzi conoscano il mondo che li circonda. Qualcuno ha parlato di decadenza dei costumi e dei valori, di una società falsa e bacata. Ma allora di chi è la colpa? Società, genitori, ragazzi. Chi deve assumersi la responsabilità di risolvere il problema? E soprattutto come? Capire un fenomeno è indispensabile per poterlo combattere. Ma, come scrive Claudio Magris, “la cultura del «parliamone» rischia talvolta di tradursi in una verbosa retorica” e la ragione di ciò è che siamo “affetti da una forma vile e violenta di stupidità”. Non è un problema semplice, né da affrontare né da risolvere; se mai si potrà risolvere. Fatto sta che questi episodi sono sempre accaduti e continuano ripetutamente a succedere; bisognerebbe riuscire a evitare che i protagonisti di vicende così tristi e meschine siano adolescenti, ragazzi e ragazze che rappresentano il futuro.

Claudia Loi V A/L
Liceo Classico-Linguistico “E. Piga”

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