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L'ANAP di villacidro
       
Nella zona industriale di Villacidro, tra i tanti edifici di piccola e media industria, si erge una scuola di obbligo formativo: l’A.N.A.P.
La sede, sorta a fianco di una fabbrica di salotti, è un edificio di tutto rispetto, fornito di aule spaziose e laboratori informatici. Gli alunni, circa un centinaio, sono suddivisi in otto classi: turismo II, turismo III, commerciale II, commerciale III, agro II, agro III A, agro III B, modelliste II. Gli allievi, ragazzi e ragazze, sono in possesso di licenzia media e hanno un’età compresa tra i 14 e i 16 anni. A seconda dell’indirizzo scelto, gli studenti vengono preparati per svolgere un’attività pratica nel settore del turismo, del commercio, dell’agro-alimentare e della sartoria.
L’istituto, sorto qualche anno fa, nasce per soddisfare l’estensione dell’obbligo scolastico sino ai sedici anni, voluta da una delle tante riforme scolastiche avvenute negli anni passati. Al termine della scuola media inferiore, un alunno ha, infatti, l’opportunità di scegliere tra un comune Istituto superiore statale o tra una scuola professionale, proiettata più sull’attività pratica propria del mondo del lavoro che non su una preparazione sola ed esclusivamente teorica. Il percorso di studi, della durata triennale, consente agli allievi di fare anche degli stage nelle aziende. Per coloro che invece volessero continuare gli studi, dopo aver conseguito la qualifica professionale, esiste la possibilità, prevista dalla normativa vigente, di potersi iscrivere alla quarta classe di un liceo statale, previa integrazione di alcune materie, e raggiungere, dopo due anni, la maturità.
Gli alunni di questa scuola sono, in gran parte, ragazzi vivaci, spesso con problemi inimmaginabili, ma con uno spiccato desiderio di sentirsi parte integrante della società e non degli emarginati. In molti casi, il loro rapporto con la scuola primaria non è stato facile per tutta una serie di problemi. Le motivazioni, infatti, possono essere molteplici: lacune scolastiche, problemi familiari, difficoltà a relazionarsi con gli altri, etc. La scuola, oltre ad offrire una possibilità in più di formazione teorica e pratica a questi ragazzi, è anche uno strumento efficace di lotta alla dispersione scolastica. Molti di questi ragazzi, se non avessero avuto la possibilità di frequentare tali scuole, avrebbero abbandonato gli studi subito dopo il conseguimento della licenza media. Non bisogna dimenticare che la Sardegna è tra le regioni italiane con la percentuale più alta di abbandoni scolastici.
Con metodologie e approcci differenti, si cerca di tirare fuori e di valorizzare le potenzialità dell’alunno, insegnandogli, prima di tutto, a cercare di valorizzare le proprie capacità, e di accettare e migliorare, dove è possibile, i propri difetti.
I ragazzi che frequentano l’A.N.A.P. provengono, oltre che da Villacidro, dai paesi limitrofi: Gonnosfanadiga, Pabillonis, San Gavino, Sanluri, Sardara, Vallermosa e Villasor.
Manuela Garau
 

 
"Un silenzio che grida... pace"
 
Ce l’abbiamo fatta! E’ stata dura, ma ce l’abbiamo fatta. Dopo tante prove, sfuriate e stanchezza, il nostro lavoro è stato ripagato. Quando gli ultimi giorni di ottobre Monica e Nicola ci hanno proposto di mettere in piedi uno spettacolo di questo tipo abbiamo tutti pensato che sarebbe stato impossibile, invece il loro entusiasmo e il peso del progetto ci ha dato fiducia. Non si trattava del solito concerto dei giovani, di un recital fine a se stesso e questo l’abbiamo capito subito... ma allora di cosa si è trattato? “ Un silenzio che grida... pace” è stato molto di più, abbiamo voluto dire la nostra riguardo a temi più grandi di noi, la pace, la guerra, le disuguaglianze e la povertà, in un susseguirsi di testi, immagini forti e altre piene di speranza, con i canti dei bambini, con l’energia del gruppo etnomusicale “Guney Africa” della città di Cagliari e con noi, i ragazzi del coro interparrocchiale di Villacidro. Tutto lo spettacolo rifletteva la nostra voglia di un mondo migliore, in ogni testo, fosse esso recitato o cantato, emergevano parole di pace e di speranza, in “Land of hope” (“Terra di speranza” ) abbiamo cantato “ieri le guerre separavano la nostra terra, oggi tu mi porgi la mano”, senza mai scordare Dio e il suo amore verso di noi “…e quando l’oscurità distrugge le nostre vite, nel tuo cielo aprirai uno squarcio di luce, riunendoci tutti con un abbraccio d’amore” (“Rays of shining love”). Anche i ragazzi dell’Africa hanno eseguito canti e balli per la pace,come in “Africa ye”: “Vieni africano, alziamoci e dimentichiamo la guerra e il passato per un domani migliore”.
La contrapposizione, a volte quasi violenta, tra il buio e la luce, tra il suono del pianoforte e i tamburi africani, rappresenta il mondo che sta morendo sotto il peso delle guerre, ma che vuole rinascere. Questi sono brevi squarci di ciò che è “ Un silenzio che grida pace”, il 21 dicembre lo abbiamo proposto a Guspini, speriamo di poterlo riproporre anche a Villacidro, ci piacerebbe far sentire a tutti il nostro messaggio, la nostra voce, perché anche noi, come il colibrì, protagonista dell’ultima poesia dello spettacolo, vogliamo fare la nostra parte!
 
Francesca Ortu
   
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