Vivere senza speranza, significa accettare l’idea che la vita è un assurdo. Albert Camus, scrittore e pensatore francese del Novecento, ne Il mito di Sisifo, descrive la vita come un continuo e inutile faticare e sudare che non approda a nulla, come appunto Sisifo che consuma la sua esistenza a rotolare un macigno senza mai venire a capo di nulla. Quando si è privi di speranza è un po’ come se si abitasse in un mondo di tenebre dove tutto si appiattisce per la mancanza di contorni e di identità e dove la vita assomiglia a una fiamma che a poco a poco si spegne. L’arco della vita, nel suo progressivo attuarsi,  appare evento vuoto, privo di senso e di futuro, lento morire senza che mai ci si sia potuti impadronire di un attimo o di un evento. L’assenza di speranza porta a lasciarsi guidare dal principio del nulla. Si possiedono tante conoscenze e ricchezze, eppure, - ben più di quanto non avvenisse ieri, - ci si sente in balia e come schiacciati da ciò che ci circonda e da quanto accade. Segno evidente dell’affievolirsi della speranza è la crisi di civiltà, di religione e di leggi morali che caratterizza l’attuale vissuto dell’Occidente.
Dentro questo orizzonte culturale che in molte coscienze si è già tramutato in prassi di vita, il cristiano ha l’onere di fornire ragioni di speranza in grado di rintuzzare la tendenza a rifugiarsi nell’effimero e nell’illusorio. Ragioni di speranza da tramutare in ragioni di vita credibili. Occorre che riprenda ad annunziare che ogni esistenza va compresa all’interno di un orizzonte di salvezza che non arriva mai una volta per tutte, ma è sempre in cammino con noi fino alla sua piena realizzazione. E questo compito si fonda nella fede, perché soltanto la fede ci fa capire che l’esistere dell’uomo non appare gettato in un puro caos del tutto insensato. E del resto, anche la ragione, se da una parte non è in grado di argomentare a favore della speranza, resta pure incapace di dimostrare il contrario. Il proprio della speranza cristiana, infine, oltre che nell’apertura umile alla fede in una parola donata e diversa dalle nostre, la si dovrà potere cogliere nella capacità di farsi prossima a tutto ciò che è umano in tutte le forme del vivere. La vita viene dall’altro e la salvezza dal di fuori. Occorre crederci e allora il vissuto di ciascuno si colorerà di senso.
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