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Pasqua in parrocchia

Primavera vien danzando --/ vien bussando alla tua porta / sai tu dirmi che ti porta… recitava una vecchia poesia e noi ci aspettiamo cuore e cieli sereni, piogge benefiche (non quella salmastra dei giorni scorsi) sui peschi e ciliegi in fiore, sulle siepi, sulle ginestre e sui prati profumati. Tutto il creato in fiore è un osanna al Creatore Redentore. Sbocciano i fiori della settimana santa il biancospino, il fior d’angelo, la passiflora con i simboli della Passione: chiodi e martello, mentre i pallidi steli del “nenniri” crescono nel buio dell’armadio e andranno ad adornare gli altari, a simboleggiare che solo con la Resurrezione del Pasqua in parrocchiaSignore rinasce la vita. Mentre l’attesa è silenzio, mestizia per la passione di Gesù, cresce il nostro bisogno del Risorto, che ci liberi dai dubbi, dalle ansie di ciò che avrebbe potuto essere se ci fossimo fidati più di Dio che delle nostre deboli forze. Quest’anno più che mai i riti della settimana Santa sono stati suggestivi e curati nella nostra parrocchia dove si è avuta una notevole partecipazione. La santa Messa in Caena Domini è stata preceduta nel mattino ad Ales dalla Messa Crismale in cui il vescovo ha benedetto gli Oli che verranno distribuiti in tutte le parrocchie. Il mattino del venerdì Santo si è tenuta la suggestiva Via Crucis per le antiche strade con il Cristo legato e dolente portato dalla confraternita della anime, il penitente misterioso, “su mommotti”, scalzo e incappucciato portante la croce, e la confraternita della Madonna del Rosario che segue Maria in lutto nelle 14 Stazioni devotamente preparate e ornate secondo un’antica consuetudine. Dopo la via Crucis è doverosa una sosta alla chiesa delle anime a contemplare commossi la Pietà preparata dai bravi confratelli. Alla sera “su scravamentu” e la processione con i lumi accesi del Gesù morto. È Pasqua, con la processione de “s’incontru” culminante in Frontera, con una gran folla attenta e silenziosa esplodente in un grande applauso quando finalmente la Madre incontra il Figlio Risorto. Queste funzioni richiamano alla mente la semplicità dei riti della nostra infanzia, in cui mancava la partecipazione attiva dei fedeli, che in seguito, anno dopo anno, si andava approfondendo nella conoscenza del vangelo e quindi del vero significato di Morte e Risurrezione. Sono comunque ricordi incancellabili e utili ad un confronto di come la santa settimana era vista e vissuta da noi bambini. L’alimentazione già semplice ed essenziale veniva ridotta dall’astinenza e digiuno e guai a lamentarci… “Ai miei tempi i pastori legavano persino i cani perché anche essi dovevano digiunare nei giorni prescritti!” Ricordo il silenzio delle campane mentre si finiva di tirare a lucido mobili e stoviglie in attesa del sabato, quando a fine mattinata le campane risuonavano festosamente nell’annuncio della Risurrezione, mentre noi bambini battevamo le porte con un bastone per scacciare le tenebre della morte. Poi era già Pasqua, sì, perché era proibita la celebrazione della notte e anche perché i primi cristiani seguivano la tradizione del sabato ebraico; e tutti insieme attorno alla tavola bianca dove comparivano il pane e la salsiccia a porre fine al digiuno. E poi rapidamente si finiva di adornare la casa con i fiori del giardino, si preparava il cestino della frutta e delle uova perché nel primo pomeriggio sarebbe passato il sacerdote a benedire in nome del Signore Risorto. In seguito studiando la Resurrezione del Manzoni avrei sempre associato quei versi alla visita del sacerdote: Via coppali disadorni / lo squallore del viola / l’oro usato a splender torni / sacerdote in bianca stola / esca ai grandi ministeri / tra la luce dei doppieri / il risorto ad annunziar! Questi versi saranno sempre legati allo svolazzare della cotta del sacerdote benedicente / e della stola (devotamente baciata da tutti noi), seguito dallo stuolo di chiericheti che avrebbero festosamente diviso le uova, le arance e i centesimi raccolti nelle famiglie benedette.

Mariolina Lussu

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