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Piccoli bulli crescono

La scuola, palestra di educazione alla vita, svolge un ruolo fondamentale nei processi di adattamento dei bambini e dei ragazzi. La qualità dell’esperienza scolastica, intesa globalmente non solo come apprendimento didattico, ma anche come luogo in cui più ragazzi, coetanei e non, si ritrovano, socializzano, condividono esperienze di crescita singole e di gruppo, assume notevole rilevanza nei possibili percorsi evolutivi delle nuove generazioni. Può accadere che un adolescente trovi nel gruppo dei pari un prezioso aiuto a livello emotivo e comportamentale, condividere valori, e sostegno determinante Piccoli bulli cresconoper la formazione della propria personalità, ma può anche succedere l’opposto. Non è un caso quindi che oggi si parli tanto di bullismo nelle scuole, anche se bisogna dire che il fenomeno non si limita alle scuole. Infatti comportamenti poco rispettosi delle regole della normale convivenza civile si riscontrano spesso in altri luoghi di socializzazione. Con il termine bullismo, si etichettano vari comportamenti di prevaricazione fisica o psicologica che coinvolgono bambini e ragazzi in età scolastica. In pratica, si tratta di un problema generazionale che riguarda l'Italia e altri paesi stranieri e coinvolge anche bambini in tenera età (elementari) oltre che ragazzi dei primi anni delle medie inferiori e adolescenti. Ma chi è il bullo? La definizione di bullo, usata genericamente attenua la gravità della violenza, anzi, spesso il termine "bullo, bulletto" ha un'accezione positiva. In realtà il vero bullo, secondo gli esperti, è spesso l'adolescente che vive una situazione di disagio familiare, che lo porta ad avere un atteggiamento aggressivo all'esterno, compiendo atti di prepotenza verso un proprio pari. Ciò che caratterizza i bulli è la difficoltà ad accettare le regole, mostrano comportamenti aggressivi con un forte bisogno di dominare e sottomettere gli altri. Le vittime prescelte solitamente più deboli della media dei ragazzi, sono quasi sempre bambini e ragazzi tranquilli, riservati, sensibili e insicuri che hanno difficoltà a reagire di fronte ai soprusi. Eppure, per quanto gli atti di bullismo siano un fenomeno grave, il bullo non è un carnefice, anzi, è vittima anch’egli, molto spesso infatti, dietro a un bambino che picchia, c’è una famiglia poco attenta, che non ha saputo fornire adeguatamente i limiti oltre i quali certi comportamenti non sono consentiti. Qualcuno potrà obiettare che, non dobbiamo esasperare questo problema perché certi comportamenti si sono sempre verificati, ma la differenza è che, ieri si associava essenzialmente a contesti degradati, oggi invece le violenze di questo tipo avvengono anche in contesti insospettabili e sono in continuo aumento rispetto al passato. Ecco perché non bisogna sottovalutare il problema, ma intervenire attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati: la famiglia, la scuola e gli altri enti educativi, affinché cresca sempre più la sensibilità e la capacità di trasmettere ai ragazzi una cultura che non si basi sulla prevaricazione, ma nel rispetto reciproco.

Mariella Bolacchi

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