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I buoni sentimenti in Tv

Mentre alla radio le note di una canzone inneggiavano alla straordinarietà della vita del mondo dei piccoli, alla TV, il telegiornale scavava – quasi morbosamente – sulla tristissima vicenda del piccolo Tommaso, la cui fine atroce ha sconvolto l’animo di tutti. Poco dopo, scorrevano le immagini della sigla di apertura della trasmissione di Raffaella Carrà: “Amore” che promuove le adozioni a distanza attraverso le tante Onlus presenti nel territorio italiano. A quel punto inevitabilmente, sono stata assalita da un groviglio di pensieri, sentimenti ed emozioni. Da una parte la rabbia e l’amarezza per la disinvoltura e la leggerezza con cui si attenta alla vita – anche innocente – pur di realizzare i propri sporchi interessi, dall’altra lo stupore e la meraviglia per un programma che poneva al centro la solidarietà e l’attenzione verso l’infanzia più sfortunata. E così, mentre andava sfumando la pena per il fatto di cronaca, cresceva l’interesse per la trasmissione che mi ero apprestata a seguire. Con sorpresa, infatti, ho capito che lo spettacolo si proponeva per contenuti assolutamente validi. Non si trattava del solito varietà del sabato sera, leggerino e banale. Ad essere sponsorizzate erano le adozioni a distanza e non con stile strappalacrime o sentimentalistico, ma concreto ed efficace. Finalmente un programma che educa, fa riflettere, sensibilizza in modo incisivo le coscienze e che si dimostra capace non solo di reggere la concorrenza delle altre reti televisive, ma di superarla con una audience percentualmente notevole e vincente. E questo a dimostrazione del fatto che quando i programmi sono attenti alle problematiche della vita reale, c’è una ricaduta negli ascolti molto positiva. Ciò lascia intendere che tra la gente non c’è solo chi ha interesse per i reality.
Complimenti, allora Raffaella, perché il taglio, anche gradevole, dato alla trasmissione riesce ad entrare nel cuore e a scatenare emozioni positive, aiutandoci a meglio conoscere il vissuto di tanti bambini che non potrebbero sperare in una vita un poco normale senza il nostro sostegno. E di questo ne sono prova le migliaia di adesioni pervenute alla vostra redazione. Solo chi ha fatto questa esperienza può comprendere la gioia che si prova per questi “figli lontani”, perché nel dare a loro si scopre che si sta arricchendo se stessi. Perciò, è auspicabile che quanti sono nelle condizioni economiche di offrire questo aiuto non si tirino indietro. Provare per credere!

M.Rita Marras

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