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La forza della vita che rinasce

Tra qualche giorno tornerà la primavera con il suo cielo ora terso, ora gonfio di pioggia. E’ la forza della vita che rinasce. Come d’incanto irrompe il canto degli uccelli, il verde dei prati coi suoi mille colori, il bagliore della luce e il vento che tutto scuote e sferza. E mentre la natura sembra tutto ricreare, ecco per i cristiani la Quaresima: “Convertiti e credi al Vangelo”; “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”. Al credente viene rivolto l’invito a fare spazio alla parola di Dio con più decisione, perché irrompa nella vita fino a ribaltarla radicalmente e a disporla a portare frutto. Ma attenti! Non sono i metodi di aggancio, le strutture o l’abilità e il carisma di qualche persona a dare impulso alla crescita di una comunità ecclesiale. Tutto questo è solo strumento. Al di sopra di tutto e di tutti c’è Dio con la sua grazia. Non si frequenta la parrocchia perché ci sono gli amici, un prete simpatico o via dicendo, ma perché dentro la propria coscienza si è percepita e accolta la chiamata di Dio. Certo, Egli si manifesta e si propone a noi anche attraverso la realtà in cui viviamo (uomini e strutture), ma per aderire a Lui non si può “mirare basso”. E’ necessario elevarsi quanto più è possibile verso l’alto, l’infinito, l’eterno, la totalità. La fede va accolta non per motivi futili e cioè per la presenza di persone e iniziative che piacciono e che risultano simpatiche, ma per valori e ideali molto più grandi. Bisogna accogliere Gesù come colui che, in assoluto, precede e supera tutto il resto. Non si può fondare la propria esistenza sulla superficialità. Proprio perché persone libere e dotate di volontà, si può e si deve porre in atto quel continuo lavorio su se stessi che consente di plasmare un atteggiamento sempre più maturo e responsabile e di andare oltre i limiti iniziali propri del carattere e dei condizionamenti umani. Rischiare di smarrire lo spirito perché troppo occupati a cercare ciò che è materiale, significa privilegiare all’interiorità ciò che è passeggero. Ma che vantaggio c’è ad emarginare l’anima? Che cosa ci resta di più grande e decisivo?

Don Giovannino

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