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Santa Rebecca Pierette (Rafqa Petra Choboq)

Rafqa nacque a Himlaya, villaggio settentrionale del Libano, il 29 giugno del 1832. Figlia unica di una coppia molto religiosa che le insegnò ad amare Dio e a pregare quotidianamente. Sua madre, alla quale era molto attaccata, morì quando lei aveva sette anni. Il padre, pochi anni dopo, cadde in povertà e mandò Rafqa, che aveva appena undici anni, a servizio da una famiglia di Damasco, ma quando, dopo quattro anni, fece ritorno a casa trovò che suo padre, nel frattempo si era risposato. Ragazzina dolce, umile, socievole e di buon carattere, dotata di una voce melodiosa e di una profonda religiosità, dovette lottare e contrastare sia una zia materna che la nuova moglie di suo padre, perchè entrambe la volevano sposata con i rispettivi figli. Rafqa, invece, fece un’altra scelta quella di diventare monaca. Recatasi nel convento di Nostra Signora della Liberazione, sentì forte la chiamata a consacrarsi a Dio. La Madre Superiora la accettò subito, ritenendo autentica la sua vocazione. Il padre e la moglie, si recarono in convento per distoglierla da quella decisione, ma inutilmente. Il 9 febbraio del 1855, ebbe inizio il noviziato e appena un anno dopo pronunciò i voti. Venne mandata a Ghazir, presso il seminario che all’epoca era diretto dai Padri Gesuiti. Questi si occupavano di dare una formazione adeguata alle giovani monache. Oltre a studiare, approfondire la lingua araba, curare l’ortografia e la matematica, in questo seminario Rafqa si occupava della gestione della cucina. In seguito i superiori la trasferirono in alcune scuole della montagna libanese per insegnare il catechismo ai giovani. Proprio in questo periodo, accaddero in Libano drammatici e sanguinosi avvenimenti. Assistette addirittura al martirio di molte persone, ma riuscì, con gioia, a salvare dalla morte un bambino, nascondendolo sotto il suo mantello. Diversi furono i trasferimenti che dovette affrontare per decisione dei suoi superiori, uno dei quali fu a Jbeil a Maad dove fondò, con l’aiuto di un’altra religiosa e di un benefattore, una scuola per l’istruzione delle ragazze. E’ qui che trascorre gli anni che vanno dal 1871 al 1914, periodo in cui entra a fare parte della Congregazione delle Mariamât (Figlie di Maria). Il 25 agosto 1872, fece la solenne professione religiosa e prese il nome di suor Rafqa. Questo, era il nome di sua madre. Trascorre ventisei anni, dal 1871 al 1897 nel Monastero di Mar Semaan, nel rispetto assoluto delle regole, divenendo modello esemplare per le sue consorelle per l’obbedienza, l’abnegazione, l’assiduità nelle preghiere e il lavoro, anche il più umile, compiuto nel silenzio. Una domenica dell’ottobre del 1855, mentre in chiesa era raccolta in preghiera, invoca il Signore affinché la renda partecipe della sua Passione redentrice. La sua supplica viene esaudita. Da quel momento, si susseguono per lei un insieme di dure prove. Viene assalita da violenti mal di testa e un forte dolore agli occhi la tormenterà per dodici anni. Sottoposta ad intervento, perché nessun farmaco le attenuava il problema, per un errore del chirurgo, perde un occhio. Sopporta con sorprendente pazienza, nel silenzio e nella preghiera, anche il dolore alle ossa che le sopraggiunge e che la renderà deforme e paralitica nel giro di pochissimi anni. Tranne l’articolazione delle mani, nessuna altra parte del suo corpo era rimasta sana. Anche l’altro occhio si spense, ma il suo volto rimase sereno e luminoso fino all’ultimo.
Morì, in odore di santità, il 23 marzo del 1914, dopo una vita dedicata al prossimo e alla preghiera. Fu sepolta nel cimitero del monastero. Il 10 luglio del 1927, a seguito dell’avvio della causa di beatificazione, le sue spoglie furono trasferite in una cappella della chiesa dello stesso monastero. Papa Giovanni Paolo II, la dichiarò venerabile l’11 febbraio 1982. Fu beatificata il 17 novembre 1985 e canonizzata il 10 giugno del 2001.

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