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OGM Biologico: dibattito acceso

Da alcuni anni si sente parlare sempre più spesso di OGM, le idee a riguardo sono poco chiare, i pareri della scienza sono discordanti e noi “comuni mortali” non sappiamo davvero chi ascoltare. Il significato del termine OGM, cioè “Organismo Geneticamente Modificato” risulta di facile comprensione ed è abbastanza intuitivo, si tratta infatti di specie naturali appositamente ingegnerizzate con l’inserimento di uno o più geni, per avere caratteristiche specifiche grazie al loro nuovo patrimonio genetico ottenuto in laboratorio. Da questa spiegazione sembra si stia parlando di qualche meccanismo diabolico e per certi versi è così, bisogna però stare attenti a non creare inutili catastrofismi. Le nuove tecnologie ci possono permettere un miglioramento della vita, questo è indubbio, però bisogna sempre stare attenti a non superare un limite. Le biotecnologie permettono un incremento e un miglioramento qualitativo della produzione e per questo le industrie alimentari guardano con favore a queste tecniche, ma si insinua sempre più la paura che siano comunque contro natura, qualcosa che nulla ha a che vedere con il ciclo biologico che da sempre accompagna l’uomo. Oltretutto, non si parla solo di miglioramento qualitativo e quantitativo della produzione, ma anche di ottenere piante e animali che resistano a patogeni e a condizioni ambientali e climaticheOGM Biologico: dibattito acceso avverse, in maniera tale che possano nascere e crescere anche in quelle nazioni in cui non è possibile. Accanto a questi prodotti ci sono quelli cosiddetti di agricoltura “biologica” , si tratta di metodi del tutto naturali, questo tipo di agricoltura per esempio non è integrata da fertilizzanti chimici, la semina è effettuata con parte del raccolto precedente, etc... I prodotti biologici quindi sono privi di OGM, ma produrli costa tanto, si valuta che costi addirittura più del 50-90% in più dei prodotti normali (si spiegano così gli elevati costi del prodotto finito!), così si preferisce importarli da Paesi in cui la manodopera costa meno, come per esempio Zambia e Romania, è però difficile controllare il biologico proveniente da questi Paesi e valutare l’assenza effettiva di pesticidi. Poiché alcune nazioni (tra cui gli Stati Uniti) hanno già immesso sul mercato una notevole quantità di prodotti transgenici, esiste il rischio che alcuni prodotti vengano marcati come "tradizionali" sebbene transgenici, oppure che vi siano contaminazioni delle derrate alimentari date da alimenti geneticamente manipolati. Questo non è giusto, è importante che l’etichettatura contenga la provenienza del prodotto e le sue caratteristiche e che vi siano certificazioni che attestino la sua sicurezza, il consumatore deve infatti sapere e poter scegliere se consumare un cibo transgenico. Per poter effettuare questa scelta c’è bisogno di leggi precise che tutelino il consumatore, ma soprattutto che lo informino, è necessaria infatti una migliore conoscenza del problema per valutare fino a che punto è giusto che si spinga la scienza, perché un miglioramento della vita è senz’altro una cosa buona, ma una totale rivoluzione e un ribaltamento assoluto delle leggi della natura non è condivisibile.

Francesca Ortu

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