Parrocchia Santa Barbara Villacidro
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Santa Barbara Villacidro
                   
               
 
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San Luca

Una antichissima tradizione ci dice che San Luca era uomo colto, medico e poi discepolo di San Paolo. Forse viene da Antiochia di Siria (oggi Antakya, in Turchia). Un convertito, un ex pagano, a cui Paolo di Tarso si associa nell’apostolato, chiamandolo “compagno di lavoro” e indicandolo nella Lettera ai Colossesi (4,14) come “caro medico”. Il medico segue Paolo dappertutto, anche in prigionia: due volte. E la seconda, mentre in un duro carcere attende il supplizio, Paolo scrive a Timoteo che ormai tutti lo hanno abbandonato. Meno uno. “Solo Luca è con me” (2Timoteo 4,11). Questa è l’ultima notizia certa dell’evangelista. Luca scrive il suo vangelo per i cristiani venuti dal paganesimo. Forse non ha mai visto Gesù, e si basa sui testimoni diretti, tra cui probabilmente alcune donne, fra le prime che risposero all’annuncio. C’è un’ampia presenza femminile nel suo vangelo, cominciando naturalmente dalla Madre di Gesù. Luca è attento alle sue parole, ai suoi gesti, ai suoi silenzi. Di Gesù egli sottolinea l’insuperabile misericordia, e quella forza che “sanava tutti”, Gesù medico universale, chino su tutte le sofferenze. Gesù onnipotente e “mansueto” come lo credeva Dante nelle parole di Luca. Gli Atti degli Apostoli raccontano il primo espandersi della Chiesa cristiana fuori di Palestina, con i problemi e i traumi di questa universalizzazione. Nella seconda parte è dominante l’attività apostolica di Paolo, dall’Asia all’Europa. Qui Luca si mostra abile narratore quando descrive il viaggio, la tempesta, il naufragio, le buone accoglienze e le persecuzioni, i tumulti e le dispute, gli arresti, dal porto di Cesarea Marittima fino a Roma e alle sue carceri. Secondo un’antica leggenda, Luca sarebbe stato anche pittore e, in particolare, autore di numerosi ritratti della Madonna. Altre leggende dicono che, dopo la morte di Paolo, egli sarebbe andato a predicare anche fuori Roma. In realtà, nulla sappiamo di lui dopo le parole di Paolo a Timoteo dal carcere. Ma il vangelo di Luca continua a essere annunciato insieme a quelli di Matteo, Marco e Giovanni in tutto il mondo. E con esso anche gli Atti degli Apostoli. Nella liturgia della Parola, durante la Messa e in tutte le lingue, Luca continua davvero a predicare, anche ai nostri giorni, incessantemente.

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Santa Irene

Sono più d'una, nei calendari, le Sante con il nome di Irene. Nome bello nel suono e nel significato, perché deriva dalla parola greca che significa “pace”. La Santa Irene di cui parliamo è una delle più note, grazie soprattutto a una pittoresca leggenda che ha incontrato grande popolarità in molti paesi. Narra come Irene, nata in Portogallo nella metà del VI secolo, fosse religiosa in un monastero di vergini consacrate a Dio. Benché modesta e pudica, ella spiccava tra le consorelle per la sua eccezionale bellezza. Si innamorò di lei un giovane signore, che più volte la chiese in sposa. Irene gli fece capire come ciò fosse impossibile, e non per sprezzo o antipatia, ma per restare fedele a un impegno più alto. Al rifiuto, il giovane, sinceramente innamorato, si afflisse tanto da ridursi gravemente ammalato. Spronata dalla carità, Irene si recò a visitarlo, lo consolò con parole così ispirate tanto che il giovane si riprese. Ma la storia non finì lì. Un uomo indegno, turbato dalla bellezza di Irene, tentò di corrompere la giovane. Non riuscendovi, egli si vendicò atrocemente. Offrì alla fanciulla una misteriosa bevanda, e poco dopo Irene mostrò i segni di una prossima maternità. Lo scandalo dilagò. Lo seppe anche il primo pretendente che si ritenne odiosamente beffato. Mandò perciò un sicario per punire la donna, da lui ritenuta menzognera e impudica. Il sicario recise con la spada la testa di Irene, poi ne gettò il corpo nelle acque di un fiume. La corrente portò il corpo di Irene fino al Tago, poi lo fece arenare presso la città di Scallabis, dove viveva un Abate, zio della fanciulla. Avvertito dell'accaduto, l'Abate si recò in processione a raccogliere le spoglie dell'uccisa. Non fu difficile comprovare l'innocenza della fanciulla, martire senza colpa. La sua vicenda commosse l'intera città, tanto che da allora venne chiamata, non più Scallabis, ma Santarèm, cioè “Sant'Irene”. Questa popolarissima leggenda non ha, tuttavia, nessun fondamento reale, l’obiettivo, sicuramente è quello di rendere più edificante e commovente un esempio di virtù e di eroismo, non però allo scopo di ingannare i fedeli, ma al contrario per accrescere il loro zelo e ravvivare il loro affetto per la Santa.

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