Parrocchia Santa Barbara Villacidro
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Santa Barbara Villacidro
                   
               
 
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Scrivo a voi, amici, che agite nell'oscurità

Parlare o tacere? L’eccessiva risonanza mediatica riservata alle vostre intimidazioni mi suggeriva di lasciare stare, mentre il desiderio di tentare, comunque, un dialogo con voi mi spingeva a scrivere. Ha prevalso il secondo, e questo Sottovoce si fa lettera aperta a voi che, mio malgrado, mi avete tirato in ballo, minacciandomi di morte sui muri del Camposanto. Non so di chi sia la mano che ha vergato quella scritta, quale volto e cuore abbia. E nemmeno riesco a capire perché, tra i tanti sacerdoti che svolgono il loro ministero a Villacidro, abbiate scelto proprio me. Mi resta oscuro anche il motivo di una sentenza così drastica nei miei confronti. Forse è soltanto uno scherzo, oppure uno stupido gioco tendente a incutere paura e, magari, a terrorizzare, nel tentativo di convincere la comunità villacidrese che voi siete straordinariamente forti, sicuri e potenti, mentre invece, - e lo sapete benissimo, - siete soltanto dei poveri diavoli (sic!).
Scrivo a voi, adoratori del maligno, per invitarvi a non ottenebrare la coscienza con comportamenti e credenze che sconvolgono i più elementari principi di vita. C’è una fascia di “perché” che riguardano la distinzione tra bene e male, luce e tenebra, vita e morte che non può essere elusa da nessuno. E la risposta a queste domande, per essere credibile, deve risultare ragionevole. Ciò che si oppone alla ragione, infatti, non è credibile, appunto perché irrazionale e quindi assurdo (come lo è l’esaltazione del male sul bene, della tenebra sulla luce, della morte sulla vita). Ne consegue che l’insoddisfazione per ciò che si è o che si sperimenta non può essere ricondotta a ragionamenti contrari alla ragione o al buon senso (che è la sapienza dei saggi), ma orientata verso un’alterità di speranza che suppone il bene per sé e per gli altri. Qualsiasi forma di linguaggio – in quanto espressione della volontà di comunicare qualcosa di sé agli altri – è orientata a pensare, riflettere e cercare intorno a ciò che è bello. Ora la bellezza, in quanto somma positività, non può mai identificarsi con le categorie della violenza, dell’odio e di quella volontà distruttiva che pone il male come norma di vita.
Ricordatevi che presso ogni cultura e popolo la voglia di conoscere e di sapere tende sempre alla valorizzazione della dimensione umana della vita propria e altrui e non al suo annientamento. Coltivate i valori dell’altruismo, dell’attenzione e del rispetto per ogni vostro simile. “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”. Apritevi a ideali e interessi di relazione, con positività e senza pregiudiziali, accogliendo e amando tutti, perché l’amore dà la vita, l’odio la distrugge. L’esasperazione e il cupismo che ostentate nel disprezzo dei vostri simili, nella dissacrazione di valori universali (quale è, ad esempio, la pietà) e nel dispregio della fede con attacchi volgari e viscerali a ciò che hanno di più caro e di più sacro, non potranno mai essere considerati nell’orizzonte di una, anche solo germinale, maturità psichica. I maestri veri, nella storia degli uomini, sono sempre stati coloro che hanno scelto di dedicarsi, con amore, all’edificazione della dignità dell’uomo, servendo soprattutto i più sfortunati e diseredati. Soltanto chi ha il cervello e i sentimenti destabilizzati può ritenere un valore la menzogna e inorgoglirsi perché ha fatto della bestemmia e della invettiva il proprio modo di comunicare. Il buio non lascia mai intravedere la strada, l’orizzonte, la meta. Oscura i cuori e non consente di volare, perché impedisce di scorgere il grande cielo azzurro che è sopra di noi.
Per concludere, vi assicuro che non sono offeso per le vostre minacce e che non ve ne voglio. Però sappiate anche che, grazie alla fede, sono profondamente convinto della nostra pari dignità. Voi e io, alla pari di chiunque altro, siamo persone dotate di intelligenza e di cuore, di gioie e di tristezze, di fallimenti e di successi, di diritti e di doveri. Perché allora non aprirsi al dialogo e a un confronto costruttivo?
Don Giovannino

Don Giovannino

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