All’indomani della sentenza degli astronomi che declassava Plutone da pianeta a corpo celeste secondario del nostro sistema solare, in un quotidiano nazionale appariva la seguente, spiritosa vignetta: “Plutone declassato. Il corpo celeste pronto a ricorrere al TAR”. La sottile e gustosa ironia in essa sottesa, però, lasciava trasparire anche amarezza per un comportamento, aspro e sordo, quasi da muro contro muro, che sembra oggi prevalere nei rapporti umani ai vari livelli e contesti. L’arroganza e il facile ricorso alle denunce e, quel che è peggio, alla violenza più efferata, pur di non piegarsi al dialogo e alla comprensione delle ragioni altrui, sembra essere diventato concetto da salvaguardare e difendere. Fra le diverse categorie sociali, poi, ci si ostina a continuare in una competizione volta a difendere e ad accrescere i propri vantaggi a danno dell’interesse e del bene comune. Con il risultato che a pagare sono sempre i ceti più deboli. A regolare, dunque, i rapporti tra individui e società non è la solidarietà, ma la filosofia dell’arroccamento sulle proprie posizioni.
E all’interno della nostra comunità parrocchiale, come vanno le cose? Dopo la stagione delle feste (la Madonna del Carmine, San Sisinnio e l’Assunta) e l’intensa attività presso la casa al mare di Arborea, si rimette in moto la programmazione pastorale che ci accompagnerà fino al prossimo giugno. Sarebbe bello recuperare l’unità in nome della comune fede e speranza nel Signore Gesù. Non possiamo, tuttavia, fare finta che tutto vada bene. Anche al nostro interno, tra i diversi gruppi presenti e attivi, si fa fatica, a volte, a liberarsi dalle rigidità, per aprirsi alla collaborazione fraterna con tutti. Non è facile dimenticare i limiti e i difetti altrui per prestare, invece, attenzione ai propri. La vita ce lo insegna continuamente. Sarebbe perciò auspicabile, all’inizio del nuovo anno pastorale, un sereno e sincero esame di coscienza di singoli e di gruppi, alla ricerca di ciò che innanzitutto resta da convertire dentro di noi per fare trasparire la vera famiglia di Dio di cui tutti siamo parte.
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