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Le radici cristiane dell'Europa

E' recente la notizia divulgata da tutti i quotidiani che la cancelliera tedesca Angela Merkel intenderebbe ufficialmente impegnarsi nel prossimo futuro per riaprire la discussione sulle radici giudaico – cristiane dell’Europa e per far sì che siano citate nella Carta costituzionale. Nel prossimo semestre infatti sarà la Germania a presiedere l’Unione Europea.
Il richiamo alle radici religiose è mancato invece nella prima bozza varata dalla precedente Commissione presieduta dall’ex presidente francese Valéry Giscard d’Estaing. Nel maggio 2004 l’UE è passata da 15 a 25 Paesi costituendo una grande forza politica ed economica mai rappresentata in precedenza. Il problema che contestualmente si è posto, è quale identità dare all’uomo europeo d’oggi, quale rapporto tra istituzione civile e istituzione religiosa, quale integrazione degli immigrati, quale rapporto tra le varie Chiese e religioni, nel rispetto della libertà di fede.
In funzione delle teorie del relativismo, dell’illuminismo, della libertà religiosa e della laicità dello Stato, contro un’Europa a dire di alcuni “confessionale”, non si è voluto tener conto del dato storico inconfutabile e determinante che senza le sue radici cristiane l’Europa non esisterebbe. L'identità europea è tutta ispirata dal cristianesi-mo che per due millenni ha fatto da legante dei vari popoli. Non c’è bisogno di essere cristiani per notare nelle migliaia di chiese, di cattedrali e di abbazie, monumenti splendidi, che popolano e abbelliscono le città europee, che il cristianesimo ha segnato profondamente la storia del nostro continente.
Ogni nazione europea, dalla Spagna all’Ungheria, deve a un santo cristiano la sua identità. Appartengono alla tradizione europea i grandi pellegrinaggi a partire dall’anno Mille, la diffusione del Vangelo e della cultura classica e cristiano - romana da parte degli ordini monastici diffusi in tutto il continente, dai cluniacensi, ai cistercensi e ai benedettini. L’Europa infatti deve molto nel suo sviluppo a San Bendetto che con la regola “Ora et labora” rese dignitoso il lavoro dell’uomo superando il binomio “lavoro – schiavitù” e che contribuì ad una cultura europea educando alla convivenza e all’unità, romani e barbari che avevano invaso l’Italia e l’Europa.
Nell’Europa orientale la diffusione del cristianesimo si ebbe grazie ai Santi Cirillo e Metodio; nel nord prevalse l’azione evangelizzatrice di San Patrizio (Inghilterra, Germania e Scandinavia); a San Domenico di Guzman si deve la diffusione delle Università e della cultura e a S. Ignazio di Loyola la spiritualità missionaria.
Molto contribuirono anche le varie dinastie cattoliche dei Franchi, a partire da Carlo Magno, e degli Ottoni di Sassonia. Fare un discorso storico in proposito richiederebbe molte pagine scritte. Sicuramente però la Chiesa ha avuto un ruolo determinante nel processo di amalgamazione e di scambio tra i popoli, di sviluppo della cultura e delle idee che via via hanno determinato l’identità dell’Europa di oggi, senza voler negare che in parte ha contribuito anche una cultura laica e pragmatica, a partire dalla rivoluzione francese e dalla diffusione dell’illuminismo e dello sviluppo industriale e tecnologico.
E’ ovvio che parlare di radici cristiane non significa ledere l’autentica laicità dello Stato, né tanto meno la sua libertà religiosa con il rispetto di altre religioni.
Concludo citando un’affermazione del compianto papa G. Paolo II: “Le radici cristiane che fanno riferimento ai valori evangelici possono portare a superare il nazionalismo egoistico e a vedere nell’Europa una famiglia di popoli, ricca di molteplicità culturale, di esperienze storiche, ma, al contempo, unita in una sorta di comunanza di destini”.

Dina Madau

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