Diocesi di Ales - Terralba
chiesa e convento dei mercedari
(dal Liber Chronicus)
Sotto la dominazione romana, dice il Cav. Manno, Villacidro era capoluogo di una provincia che s'intitolava dal suo nome. Negli ultimi anni del regno di Filippo II re di Spagna, e precisamente il 17 ottobre 1595, Lodovico Brondo ottenne l'investitura di Villacidro e Serramanna e loro territori: questo marchesato cadde il 19 giugno 1669, quando il marcheseAntonio Brondo fu condannato a morte, con vari altri, per l'assassinio del vice re Don Emmanuele des los Colas, marchese di Camarassa. Sotto Vittorio Emmanuele I, dopo che questi si stabilì in Sardegna nel 1806, Villacidro fu una delle 15 prefetture nelle quali fu divisa la Sardegna, con Comandante militare, prefetto, viceprefetto, avvocato fiscale e segretario. Attualmente, come s'è detto, il comune di Villacidro e anche Capoluogo di Mandamento, ed il suo Municipio ha sede in un antico convento di Padri Mecedari, che il Comune acquisto dal Demanio e restaurò, anzi ricostruì ex novo nel 1874. Il convento (e la chiese della SS.ma Annunziata) dei padri Mecedari fu fondato non prima del 1627 e non dopo del 1640, mentre era Arcivescovo di Cagliari Ambrogio Machim dell'Ordine della B. V. della Mercede, coi beni legati a tal'uopo da Giovanni Cannas: ciò risulta da qualche scritto trovato nel convento di Bonaria in Cagliari. E parimenti da scritti trovati nello stesso convento di Bonaria risulta che il Convento di Villacidro fu chiuso nel 1858, mentre vi erano tre Sacerdoti e tre laici. Infatti in un registro si legge: "Il giorno 27 settembre (1858) il Governo del Re, per l'organo dell'intendente generale, annunziò al N. S. Vicario Generale l'abolizione del conventino di Villacidro, ed il concentramento dei Religiosi in questo convento di Bonaria." La notificazione fatta dall'Intendente fu del tenore seguente: "In coerenza al disposto della legge 29 maggio 1855, il Governo del Re ha disposto che i sei Religiosi Mercedari di Villacidro debbano in tutto il 17 del p.v. ottobre concentrarsi in questo convento di Bonaria. Il sottoscritto, mentre compie al debito di partecipare quanto sopra al M. Rev. Superiore dell'ordine suddetto, lo invita a voler dare le opportune disposizioni per un tale concentramento, e nutre fiducia che non occorreranno inconvenienti al riguardo, stante la sua ben esperimentata prudenza. Nell'anticipare chi scrive al prelodato P. Superiore i suoi ringraziamenti, lo prega di voler segnare recapito della presente. L'Intendente Generale Tosicasille. Alla cui notificazione il N. S. Vicario Generale rispondeva all'Intendente, come era pregato, che, mentre accusava d'aver ricevuto il disposto dal Governo del Re, partecipavagli di aver già preso, d'accordo con il Direttore di questa Cassa Ecclesiastica, le opportune disposizioni per un tale concentramento, e nutriva fiducia che non accorerebbe inconveniente alcuno al riguardo. Fra Ef. Lippi Segret. Ass.to". Incameranto così il Convento con le sue adiacenze, l'amministrazione della Cassa Ecclesiastica (Demanio), in data 31 gennaio 1862, vendeva lo stabile al comune di Villacidro per la somma di Lire quindicimila pagabili in dieci rate, ossia in dieci anni. Col convento fu ceduta anche la Chiesetta annessa ed i relativi mobili ed arredi sacri, obbligandosi però l'acquirente "a mantenere la chiesa stessa in stato di poter essere ufficiata, ed a farla ufficiare a sue spese". Infatti per lungo tempo fu ufficiata da apposito Cappellano, ed anche dal Clero Curato, e nei giorni festivi vi si celebra la Messa di mezzogiorno. Con molta solennità si celebravano in quella Chiesa la fasta di N. S. della Mercede, di S. Raimondo, di S. Pietro Nobosco, di S. Antonio Abate, ed altre. Nel 1874 il Convento fu demolito quasi del tutto, e vi si costruì l'attuale municipio e Casamento Scolastico; i quali, nel 1929-30, subirono delle modificazioni e degli accrescimenti. Per la sistemazione completa del Municipio e della Piazza si rendeva necessaria la demolizione della Chiesetta. Pertanto, l'Autorità Comunale, autorizzata dal Prefetto delle Provincia, inoltrava regolare pratica con l'autorità Ecclesiastica, onde poter demolire la chiesa medesima. La pratica durò per alcuni anni. Finalmente, ottenuto dalla S. Congregazione del Concilio il permesso per la demolizione, con la condizione che fosse dato un compenso corrispondente al valore della Chiesetta, e che fossero consegnati gli oggetti sacri (il compenso alla Parrocchia e gli oggetti alla Comunità dei Religiosi Mercedari di Bonaria in Cagliari), la pratica fu conclusa mentre era Podestà del Comune il Maggiore Achille Giardima Vescovo della Diocesi S. E. Mons. Francesco Emanuelli e Parroco il Teol. Giuseppe Diana. Le perizie sul valore della Chiesetta fu fatta dal Capomastro Lai Severino: perciò fu consegnata dal Comune la somma di Lire ventimila, che fu impiegata nei lavori di restauro e decorazione della Chiesa Parrocchiale. Gli oggetti sacri (pisside, calice, ostensorio, turibolo, navicella, alcuni parati, campanella, campana, ecc.) furono consegnati ai Mercedari di Cagliari: questi vollero lasciare alla Parrocchia, come ricordo, la statua e gli ornamenti della B. V. della Mercede. E così, nei lavori di ristrutturazione del Municipio, fatti, come s'è detto, nel 1929-30, anche la Chiesetta del Conventi finì di esistere, con molto dispiacere della generalità della popolazione, che aveva per essa grande simpatia, ma anche con molto vantaggio dell'estetica pel palazzo e per la piazza del Comune.
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