Diocesi di Ales - Terralba


chiesa delle anime


 

LA COSTRUZIONE DELLA CHIESA E LA STORIA DELLA SUA CONFRATERNITA
La chiesa della Madonna del Suffragio, nota come sa Cresia de is Animas, o Oratorio della Confraternita delle Anime, si affaccia sulla piazza S. Barbara e delimita, insieme con la parrocchiale e l’Oratorio del Rosario, un’area significativamente riconducibile ad un triangolo. I tre edifici di culto testimoniano l’intensa religiosità protrattasi nel tempo nella comunità di Villacidro.
L’edificio venne costruito tra il 1724 ed il 1734, come risulta da documenti conservati nell’Archivio Storico Diocesano di Ales, per ospitare la Venerabile Arciconfraternita della SS. Vergine del Suffragio, comunemente nota come Confraternita delle Anime.
Le confraternite erano aggregazioni di laici e di religiosi con scopi devozionali e assistenziali, la cui nascita in Europa, nella penisola italiana e in Sardegna, si fa risalire al Medioevo (fine del XIII inizi XIV secolo). Nel ‘500 si verificò una notevole diffusione di tali associazioni sia religiose che gremiali, ossia legate ai mestieri.
L’adesione alle confraternite era aperta a tutti senza preclusioni tranne alcune eccezioni, quali le confraternite di cavalieri, nobili e di stranieri (per esempio la confraternita dei mercanti dei Genovesi a Cagliari). Esse erano sostenute dagli ordini religiosi presenti nell’isola che ne favorirono la diffusione capillare in tutto il territorio. L’attività di ogni confraternita era regolata da uno statuto, che doveva essere rigorosamente osservato. Ogni membro era tenuto a versare una quota annuale, a possedere l’abito e a partecipare alle varie attività, ai riti della Settimana Santa e alle processioni tra le quali, soprattutto, quella del Corpus Domini. In origine i confratelli, assistiti da un Cappellano, svolgevano le pratiche religiose nella cappella della parrocchiale intitolata al Cristo, alla Vergine o al santo patrono della Confraternita. Le confraternite più organizzate e facoltose disponevano di un proprio oratorio o chiesa, e si facevano carico della manutenzione e dell’arredo.
La confraternita delle Anime di Villacidro, come attestato nel capitolo tredicesimo delle antiche costituzioni, intitolato Orden del Santissimo Sacramento, aveva una particolare devozione per l’Eucaristia. Infatti, era tenuta ad esporre il Santissimo Sacramento in forma di Quarantore almeno quattro volte l’anno, per suffragare con la preghiera le Anime del Purgatorio. Dalla stessa fonte emerge che la confraternita avesse il compito di prender parte alle processioni del Corpus Domini e delle Quarantore di Pasqua. Quando la Confraternita è priva di affiliati la sua esistenza è garantita fino ai dieci anni successivi alla morte dell’ultimo confratello. Durante tale periodo, il parroco assume l’incarico di amministrare i beni dell’associazione e di provvedere alla manutenzione dell’oratorio.

L’INTERNO
L’edificio presenta una navata unica conclusa da un vano presbiteriale quadrato, contenente l’altare maggiore, coperto, come la stessa navata, da una volta a botte.
La volta, impostata su una trabeazione aggettante, è scandita ritmicamente da arconi trasversali a tutto sesto nascenti da paraste alle quali corrispondono, nel perimetro esterno, dei semipilastri poco aggettanti. Al di sopra della trabeazione si aprono 3 finestrelle rettangolari per parte.
Un’ altra finestra è collocata in asse sopra il portale d’accesso.
Nella parete retrostante l’altare sono evidenti due porte murate che, in origine, immettevano nell’area dell’antico cimitero collocata sul retro dell’edificio. Oggi quest’area appartiene a privati.
Nel presbiterio sta un raffinato altare ligneo, sovradimensionato rispetto al vano che lo ospita. Questa circostanza ha indotto ad ipotizzare che esso provenga dalla parrocchiale di S. Barbara, dove gli antichi altari lignei, realizzati dal Mastro Battista Medinas e collocati nelle cappelle nel 1773, furono rimossi nel 1825 per essere sostituiti con altari marmorei. I differenti aspetti stilistici e formali delle parti costituenti l’altare, inoltre, inducono ad ipotizzare che esso sia il risultato della sintesi di elementi di spoglio, pertinenti a diversi altari presenti nella parrocchiale.
L’altare è caratterizzato da una mensa con la fronte impreziosita da un paliotto, sormontato da tre gradini dei candelieri, al centro dei quali sta il tabernacolo con un tronetto o espositorio destinato ad ospitare l’Ostensorio. L’altare culmina con una cornice barocca caratterizzata da una cromia azzurra e dorata, con volute e colonne tortili di ispirazione berniniana. Al centro è inserito un dipinto ad olio su tela attribuito a Domenico Tonelli, databile alla seconda metà del XVIII secolo. Nel medaglione centrale del coronamento è raffigurato il Redentore.
Il paliotto è caratterizzato da un medaglione centrale con la Madonna del Suffragio accanto alla quale si intravede il volto di un’anima. Il medaglione è circondato da decorazioni policrome floreali e a girali fitomorfe che imitano le tarsie marmoree. La decorazione, pregevole nell’effetto complessivo, si rivela, tuttavia, improntata da uno stile popolaresco. 
Il tabernacolo ligneo è, con tutta probabilità, quello pertinente all’antico altare maggiore della parrocchiale di S. Barbara, contiene, infatti, al suo interno la cosiddetta pietra sacra detta anche “ara, di norma collocata, in luogo del corporale, nei tabernacoli degli altari dove si celebrava l’Eucarestia.
Sull’altare è collocato un elemento d’arredo inusuale, ossia l’espositorio eucaristico, noto come tronetto, sul quale si collocava l’Ostensorio con l’Ostia consacrata per l’adorazione dei fedeli. Questo arredo, diffuso in metallo e marmo, è molto raro nella foggia lignea come in questo caso. Esso era collocato sugli altari maggiori delle chiese parrocchiali o sugli altari di alcune cappelle o oratori, che detenevano il privilegio e l’obbligo di esporre il SS. Sacramento all’adorazione pubblica.
Il dipinto, collocato entro la cornice lignea, presenta, al centro, la Vergine, seduta su nubi vaporose e circonfusa da una calda luce dorata che contrasta con l’oscurità dello spazio circostante. Ella porge una stola al santo carmelitano Simone Stock, inginocchiato alla sua destra; il Bambino Gesù, invece, in braccio alla Madre consegna gli scapolari alle anime che, imploranti, sono avvolte nelle fiamme del Purgatorio.
La tela, per le affinità iconografiche e compositive con un dipinto raffigurante la Vergine del Carmelo e Santi, che il pittore napoletano Tonelli realizzò nel 1794 per la parrocchiale di Serramanna, è stata attribuita allo stesso artista.
Prima del restauro, concluso nel 2008, alla pala centrale dell’altare erano affiancate due nicchie che occultavano le volute laterali della cornice; esse ospitavano le statue lignee policrome di S. Michele Arcangelo (ambito campano, prima metà del XVII secolo) e dell’Addolorata (ambito sardo, XVII secolo), oggi conservate nel Museo di Arte Sacra.
Attualmente, le nicchie lignee sono state incassate entro cavità già presenti nelle pareti laterali. In quella collocata a destra si trova la statua del Cristo alla colonna, di legno intagliato e policromato, di un ignoto scultore del XVIII secolo, affine alle opere di Giuseppe Antonio Lonis(1720-1805). Il Cristo, con i fianchi avvolti da un morbido perizoma annodato a sinistra, presenta le braccia incrociate, unite ai polsi da una corda legata ad una colonna dal fusto liscio. L’attenta resa anatomica e l’espressione dolente del volto hanno indotto ad attribuire l’opera ad un artista attivo nella prima metà del ‘700. Si ritiene che l’opera sia da identificare con el bulto acquistato dalla parrocchiale di S. Barbara per 105 libbre nel 1754, forse erroneamente definito Ecce Homo.
Nella nicchia posta a sinistra dell’altare è collocata la statua lignea del Cristo Risorto, verosimilmente realizzata nel corso del XVIII secolo nell’ambito di una bottega sarda.
Nella controfacciata dell’oratorio sono ospitate una croce processionale con strumenti e simboli della Passione, e la grande croce utilizzata nella cerimonia de Su Iscravamentu, il Venerdì Santo.
Sulla parete laterale sinistra è collocato un Crocifisso, di recente realizzazione, con le braccia snodabili impiegato per Su Iscravamentu.
L’ESTERNO
Il sobrio prospetto dell’oratorio presenta un portale architravato ornato da una semplice cornice modanata e un coronamento curvilineo di gusto barocco. Analogo a quello della chiesa parrocchiale, esso è decorato all’estremità destra da una fiammella in pietra traforata che richiama quelle della facciata di S. Barbara. Sul lato sinistro spicca un agile campanile a vela.
In asse col portale e la soprastante finestra, immediatamente sotto la cornice curvilinea del prospetto, vi è un rilievo raffigurante un’ostia circondata da raggi contenente il monogramma cristologico (JHS), che rimanda alla speciale devozione della Confraternita per l’Eucarestia.
Il portale di legno di castagno è stato recentemente restaurato.

(a cura degli studenti del Liceo classico-linguistico"E. Piga" - 2015)


La Chiesa delle Anime (dal Liber Chronicus)

Poche le notizie su questo oratorio in precarie condizioni statiche. Una semplice ma graziosa chiesetta con campanile a vela ed intero con volta a botte, a tutto sesto costo-lanata, finestre con cornice perimetrale con richiamo evidentemente la più importante primiziale di Santa Barbara. Un antichissimo portale potrebbe far pensare a qualche sovrapposizione, ma la sua struttura come oggi si presenta non la riconduce indietro oltre il settecento.
Nel presbiterio rientrante è presente un altare ligneo con un quadroraffigurante la Vergine del Carmelo ed una sovrapposizione posticcia di due nicchie, il tutto molto sproporzionato rispetto alla dimensione complessiva del piccolo vano presbiteriale tanto da far pensare ad una provenienza di comodato dalla chiesa parrocchiale di Santa Barbara dove nel 1825 gli altari di legno del Mastro Battista Medinas posti nelle cappelle (1773) sono rimossi e sostituiti con altari in marmo. Nella parrocchiale era presente anche una cappella dedicata alle anime del purgatorio con il suo altare ligneo.
Le due nicchie dovrebbero essere quelle realizzate sempre per la parrocchiale nel 1697 dallo scultore cagliaritano Paolo Spinale. Molte le statue ed arredi diversi conservati in questa chiesetta che meriterebbero un buon restauro ed una giusta valorizzazione.

 

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