Parrocchia Santa Barbara Villacidro
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Santa Barbara Villacidro
                   
               
 
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Verso Lourdes
 

Fu la notte che mi accolse all’arrivo. Una notte stellata dal cielo limpido in un inizio di settembre per me ancora abituato ad un sole che sapeva d’estate ma lì fresca quasi gelida. Mi accolse dopo un interminabile viaggio in treno tra le campagne della Francia meridionale, tra le vigne infinite, il mare della costa azzurra, un silenzio e la cittadina di Lourdes. Quella prima notte del nostro arrivo la stanchezza era immensa, ma la voglia di conoscere di vedere quel luogo così famoso, così importante era altrettanto grande; così, appoggiate le valigie nell’albergo, ci incamminnamo verso la grotta. Dovemmo salire nella parte più alta del santuario per poter entrare dove vi è un cancello sempre aperto, pronto ad accogliere chiunque a qualsiasi ora del giorno e della notte. Poi la discesa, i tornanti, tra i platani dalle foglie enormi, di un verde vivo, il fresco che saliva dall’umido della terra, gli alberi enormi che si stagliavano contro il cielo nero e giù, giù le piccole luci delle innumerevoli candele che bruciavano nella notte. Un brivido mi percorse il cuore. Mi dissi chissà quante preghiere, chissà quante domande, alla “Signora vestita di bianco”, quante suppliche, quante lacrime e quanti grazie volessero dire tutte quelle candele. Arrivai alla fine della discesa. Un piazzale enorme si aprì davanti alla grotta tra rovi e cespugli e sopra di essa la basilica neo-gotica, con le sue guglie e i suoi pinnacoli si sollevava maestosa, mentre dall’altra parte il rumore del fiume che scorreva veloce faceva da musica a quella notte. Tutto era meraviglioso ma la mia attenzione non poté che concentrarsi su quell’incavo nella parte alta della grotta dove la luce era più forte, là era apparsa la Madonna, e là ora vi è una statua dal dolce viso che non riuscivo a non guardare. Là su quel volto si concentrava la mia attenzione, fu la più grande emozione che ebbi in quel viaggio, e spontaneo dissi tra me: “ Ave o Maria”. Cosi iniziò la mia permanenza a Lourdes tra i malati che noi dell’ OFTAL assistevamo e i tanti, tantissimi che ogni giorno vedevo nel santuario, tra le strade della cittadina, che da ogni parte del mondo, erano venuti a visitare Maria. Ogni giorno fu uno scoprire emozioni diverse, fu uno stare assieme, un fare famiglia tra tutti noi che insieme avevamo intrapreso quel viaggio così lungo, tra noi volontari, pellegrini ed ammalati, fu un divertirsi anche, non mancarono di certo le risa, gli scherzi, ma fu soprattutto momento di preghiera di riflessione di avvicinamento a Dio. Fu per me un continuo meravigliarmi di fronte a tutti quei “ grazie” che mi sentivo dire anche solo per aver donato un sorriso ad una signora seduta su una sedia a rotelle, tutti quei sorrisi quei “grazie”, che io forse non meritavo mi riempivano il cuore. Arrivò anche l’ultima notte del nostro pellegrinaggio. Andai a salutare Maria, alla grotta, affidandole tutto ciò che avevo nel cuore e dicendole grazie per quell’esperienza che forse anche grazie a Lei avevo potuto fare. La sera dopo, il sole ormai stava tramontando dietro il santuario, ci aspettava il viaggio in treno del ritorno, il lungo viaggio in treno, la strana malinconia dell’addio viveva nel mio cuore. Già mi mancava Lourdes.

 

Fabrizio Tola

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