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Sangue: cresce l'offerta e pure la domanda
 

In Italia esiste il “Centro nazionale sangue” che svolge compiti di regia su tutto il territorio nazionale. Secondo quanto previsto dalla legge 219 del 2005, infatti, ha il compito di garantire un equilibrio nazionale nelle attività di raccolta, lavorazione e impiego del sangue prelevato dai donatori volontari. Questo non significa che possa interferire nell’organizzazione delle singole regioni che, sempre per legge, godono di piena autonomia. Diciamo che si tratta di un ente che opera a nome e per conto del ministero della Salute al fine di coordinare le attività trasfusionali in tutto il Paese. Dai dati forniti da questo centro, veniamo a sapere che dal 2000 si registra un incremento continuo nella raccolta e, quindi nel numero di persone donatrici. Tuttavia le terapie mediche d’avanguardia, insieme ai trapianti e agli interventi chirurgici fanno registrare anche una richiesta sempre più massiccia. Un’attenzione particolare, per non incorrere nei drammatici rischi di infezione verificatisi, purtroppo, soprattutto in passato, viene dato alla sicurezza, anche se va precisato che il rischio zero non esiste. Dal bilancio del Centro nazionale di sangue, ad esempio, si viene a sapere che negli anni Settanta, il rischio di trasmettere un’epatite era di una trasfusione su cinque, ora invece è di uno su cinque milioni di unità. Trent’anni fa, contrarre l’epatite B, l’epatite C o l’Aids, in seguito a trasfusioni, era piuttosto frequente. Storie tristissime che vedevano vittime soprattutto i pazienti emofilici e talassemici. Esiste poi il rischio di errori, come lo scambio di malati, di sacca o di procedure. Per evitare questi casi si cerca con accuratezza di verificare tutti i passaggi fino all’utilizzo del sangue per il paziente attraverso continui controlli. In Italia, dunque, attualmente si può contare su un milione e mezzo circa di donatori appartenenti, quasi tutti, alle quattro maggiori organizzazioni di volontari (Avis, Fidas, Fratres e Croce Rossa) che complessivamente hanno consentito di raggiungere due milioni e 347 mila donazioni di sangue intero e 383 mila donazioni di alcune componenti per un totale di 759 mila litri di plasma. Nonostante questi numeri, l’autosufficenza nazionale resta ancora un obiettivo da raggiungere. Aumentano i donatori, ma ancora di più risultano in crescita i consumi. Tra le regioni più ricche di sangue va ricordato il Friuli-Venezia-Giulia, tra le più carenti, la Campania, il Lazio e la Sardegna. Anche in questo settore si parla, ormai, di “federalismo solidale”. In tutto questo sistema resta cruciale la figura del donatore che si fa protagonista di un atto di grande solidarietà umana. Sull’altro versante c’è poi da considerare la tutela del paziente ( e cioè, potenzialmente, di ciascuno di noi). Questo impone che la selezione dei donatori sia accurata e senza sconti. Sarà bene ricordare che tra le cause di infezione virale vanno annoverati anche i piercing o i tatuaggi quando non vengono effettuati in ambiente ospedaliero. Ci auguriamo che medici, donatori volontari e manager sanitari cooperino per un utilizzo sempre più razionale e sicuro di quella preziosa risorsa che è il sangue.

 

Gippì

 
  Tra i banchi di scuola
 

Di nuovo tra i banchi di scuola: volti un po’ assonnati, sguardi pensierosi e poca concentrazione. E’ ora di rispolverare gli zaini, le penne e i quaderni per andare all’arrembaggio di un nuovo anno scolastico. L’estate ormai sembra un sogno distante, le spiagge, il mare, la pacchia estiva, un miraggio da salutare e da aspettare con impazienza. Come ogni anno in Sardegna (e anche in Sicilia) la scuola apre i cancelli leggermente più tardi rispetto alle altre regioni italiane, ma il fantomatico ritorno a scuola è comunque impossibile da rinviare ad oltranza e prima o poi arriva per tutti, anche qui da noi. Le reazioni sono diverse, ma generalmente l’approccio con l’ambiente scolastico è sempre difficile da riprendere, perché interrompe un periodo di relax dove si è cercato di liberare la mente dai libri e dallo studio. I primi giorni trascorrono lenti: c’è chi incontra nuovi compagni e chi ritrova quelli salutati alla fine dell’anno precedente, c’è chi passa dalle scuole elementari alle medie inferiori e chi da queste ultime passa alle superiori o, ancora, chi semplicemente affronta un nuovo anno nella medesima scuola. In qualunque situazione i primi giorni tra i banchi di scuola hanno sempre un sapore speciale; certo, ci vuole un po’ per rimettere in moto la testa. Le materie sono arrugginite dal caldo estivo ed hanno bisogno di una bella rinfrescata; poi con la buona volontà e la forza d’animo si riesce a recuperare il ritmo perduto. D’altra parte è proprio questo che serve: volontà e forza d’animo, due aspetti che spesso i ragazzi dimenticano nell’armadio tra la roba estiva, troppo attratti dal divertimento o dal dolce far nulla. Sicuramente, nella vita dei giovani, la scuola occupa gran parte del tempo, però essa non deve essere certo l’unica ragione di vita; è necessario saper conciliare lo studio con il divertimento, con le amicizie, con lo sport, o con altre attività rilassanti. Sta a ogni ragazzo riuscire a dosare in modo equilibrato lo svago con i momenti da trascorrere sui libri e i quaderni, così da non cadere nella tentazione di trascurare lo studio. La scuola è ancora oggi il mezzo con cui la società trasmette il proprio patrimonio culturale alle nuove generazioni, ed è per questo che va affrontata con il giusto interesse e con senso di responsabilità, nella consapevolezza che essa è sempre maestra di vita.

 

Stefano Mais

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