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Quando l’isola di Capraia faceva parte del Regno di Sardegna (1814-1861)
 

Roberto Moresco, nel saggio La marineria Capraiese  nel XVIII secolo, scrive che dagli inizi del Settecento la popolazione dell’isola crebbe, raggiungendo, verso la metà del secolo, le 1.600-1.800 unità. Tale crescita fu determinata dal notevole sviluppo della marineria capraiese; attività che è «strettamente conness[a] alle vicende della “rivolta corsa” contro Genova». I problemi della Corsica «avvantaggiano economicamente Capraia: sia la “stretta serrata” (cioè il blocco totale dell’isola) decretata da Genova nel 1734, sia il venir meno della fiducia di Genova nei Corsi offrono ai Capraiesi l’opportunità di incrementare la loro attività nei trasporti marittimi tra la Corsica e il Continente, nel cabotaggio lungo la costa tirrenica e nel commercio diretto tra i vari porti». Infatti, «I padroni capraiesi approfittano di questa situazione sia sostituendosi parzialmente alla marineria corsa per il traffico commerciale da e per la Corsica, sia ottenendo da Genova numerosi contratti di trasporto commerciali e militari tra Genova e i vari presidi della Corsica, sia partecipando al trasporto di truppe da e per il continente». Moresco afferma che l’attività «dei marinai capraiesi, valse loro il riconoscimento da parte di diverse fonti di essere tra i migliori marinai del Mediterraneo». Alla fine degli anni sessanta, lo scontro tra la Repubblica di Genova e la Corsica si chiuse a vantaggio di quest’ultima. Nel maggio del 1767 l’isola di Capraia fu occupata dai corsi sotto la guida di Pasquale Paoli. Poi, con il trattato di Versailles del 15 maggio del 1768, Genova cedette definitivamente la Corsica alla Francia, mantenendo però il possesso dell’isola di Capraia sino al 1799, ossia sino all’arrivo di Napoleone, per poi passare, nel 1815, a seguito delle risoluzioni adottate nel Congresso di Vienna, al Regno di Sardegna, unitamente a Genova che perdette la propria indipendenza. «La cessione della Corsica alla Francia – prosegue Moresco – pone le premesse del rapido ridimensionamento della marineria capraiese che, anche se non provato da documenti di tipo doganale, è senz’altro dimostrato dalla rapida diminuzione della popolazione dell’isola di Capraia nella prima parte del XIX secolo». Infatti, nel 1790, secondo la Breve notizia dell’isola di Capraja fatta nel 1790 di autore anonimo, la «popolazione dell’Isola consiste in circa mille ottocento anime divise in quattrocento fuochi o famiglie, di cui cento sono di vedove rimaste prive de’ mariti per li accidenti troppo frequenti della navigazione. Nulladimeno va crescendo, abbenché alcuni Caprajesi si siano stabiliti nell’Isola della Maddalena, ed altri si siano per sempre posti a servire sopra esteri bastimenti». Quasi vent’anni dopo, nel 1816, Goffredo Casalis, nel suo Dizionario, registra solo 1.000 unità. Nel 1828, gli abitanti scesero a 900, agli inizi degli anni quaranta e alla metà degli anni cinquanta  a 750 circa e nel 1858 a 646, di cui 268 maschi e 378 femmine. Così, il ridimensionamento della marineria capraiese, la principale attività dell’isola nel corso del Settecento, favorì, già dalla prima metà del XIX secolo, l’esodo di gran parte dei suoi abitanti, in prevalenza uomini, che emigrarono in varie parti del mondo, spesso continuando a dedicarsi ad attività in qualche modo legate al mondo della marineria.

 

Martino Contu

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