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In ricordo di Salvator Angelo Spano
 

Per il terzo anno è stata ricordata la figura di un nostro illustre e stimato concittadino, Salvator Angelo Spano, grande figura di uomo che ricordiamo come amico, come uomo di fede, come poeta e scrittore e come politico sempre presente nella vita cittadina, è stato anche Presidente della Regione Sarda e della Fondazione Dessì. Il mattino del 2 novembre ‘07 in cimitero di fronte alla sua tomba è convenuta un’autorevole delegazione politica alla presenza dei familiari, dei parenti e di numerosi amici villacidresi che lo ricordano con tanto affetto. La delegazione era composta dal Sindaco, Prof. F. Sedda, e dall’Assessore E. Pittau del Comune di Villacidro, da una rappresentanza della Provincia con il consigliere Giorgio Zucca, Sindaco di Sardara e del Consiglio Regionale della Sardegna, con la presenza del Questore Giuseppe Fadda, dei consiglieri, Siro Marroccu e Ornella Pinna. Dopo aver deposto due cuscini di fiori sulla tomba, c’è stato un momento di silenzio e di raccoglimento. Poi è intervenuto il Sindaco di Villacidro che ha ricordato i grandi meriti, sempre vivi nella nostra memoria, di Salvator Angelo. Ha messo in evidenza il senso di umiltà che ha contraddistinto la sua vita fino alla morte e alla scelta di una tomba semplice. Facendo riferimento al significato dei sepolcri nell’opera del grande poeta Ugo Foscolo secondo cui i vivi possono comunicare e trarre alti insegnamenti visitando le tombe dei defunti, tanto più se sono stati illustri, ha asserito che si farà in modo che anche la sua tomba possa trasmettere a tutti gli insegnamenti più alti delle sue virtù. Anche per il questore Fadda, nel campo dei valori umani Salvator Angelo è stato un esempio di uomo, di padre, di scrittore per quanti lo hanno conosciuto e un esempio di politico per tutti coloro che hanno avuto e hanno oggi un ruolo in questo campo. Giovanni Spano, a nome di tutta la famiglia, ha ringraziato la delegazione regionale e provinciale, le autorità comunali e i numerosi amici presenti accorsi per dimostrare il loro affetto per Salvatore e per i suoi familiari.

 

Dina Madau

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  La generazione "q"
 

Uno studioso americano ha definito i giovani d’oggi, tra i 15 e i 30 anni, “generazione q” ossia generazione quieta. Secondo lo studioso i giovani d’oggi sono passivi, resi schiavi dal computer e privi di qualsiasi stimolo. Certamente non reggono le tesi di quanti tendono a difendere a priori i giovani attribuendo le responsabilità al mondo globalizzato che non concede ad essi molti stimoli e li rende dipendenti dal virtuale. La verità è che i giovani d’oggi non conoscono più la parola attivismo, non scendono più in piazza, non discutono di temi sociali e culturali importanti, non si interessano più di politica. La colpa non può essere attribuita soltanto ai media, ma probabilmente contribuisce anche il forte benessere che rende i giovani come anestetizzati da tv, internet e video game. Giovani che non hanno voglia di studiare o di mettersi in gioco nel sociale e preferiscono magari trascorrere il loro tempo davanti al monitor di un computer. Tutto ciò si ripercuote poi soprattutto nell’ambiente scolastico. La situazione italiana è tra le peggiori rispetto agli altri paesi europei: molti bocciati nelle scuole superiori, alta percentuale di abbandono all’università e purtroppo numeri esigui di coloro che raggiungono la laurea. Sicuramente questi dati sono influenzati da diversi fattori, certo è che una buona percentuale di “colpa” è da attribuire a quei sintomi di passività che possiede la generazione “q”. Altri tempi quelli in cui i giovani facevano sentire forte la loro voce e si impegnavano veramente nel sociale e nella politica. Si parla di periodi come il ‘68 in cui la situazione italiana era diversa; le battaglie di quei giovani hanno determinato alcuni importanti cambiamenti nel mondo della scuola (ad esempio nel tipo di insegnamento), e in quello sociale e politico. Raggiunti però quegli obbiettivi le generazioni di oggi si sono come spente e nella maggior parte dei casi non si rendono conto di quanto hanno ereditato; ritengono i problemi morali, etici e politici solo come roba da vecchi. Spetta a noi giovani impegnarci ad organizzare, discutere e crescere confrontandoci giorno dopo giorno per giungere a creare qualcosa di veramente utile e concreto in vista di un futuro migliore. Noi giovani saremo i vecchi del domani e avremo il compito di istruire le nuove generazioni; per questo oggi tutto il nostro impegno deve essere volto a rendere più vivibile e più significativa la nostra realtà. Rimbocchiamoci dunque le maniche e cerchiamo di lasciare questo nostro mondo migliore di quanto lo abbiamo trovato.

 

Stefano Mais

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