Parrocchia Santa Barbara Villacidro
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Adele Pignatelli
 

Nacque a Carpi, in provincia di Modena, il 10 gennaio del 1916, da una famiglia di origine nobiliare. A casa sua si respirava un clima di grande religiosità. Due dei suoi fratelli divennero gesuiti e la sorella carmelitana scalza. Ancora adolescente si trasferì con la famiglia, dapprima a Ostuni e poi a Roma, dove nel famoso Collegio di Trinità dei Monti conseguì la maturità classica. La prima chiamata verso Dio la sentì che aveva appena dodici anni e a Lui promise fedeltà per tutta la vita. Giovanissima ebbe modo di conoscere Armida Barelli e Padre Agostino Gemelli ed entrò a fare parte dell’Azione Cattolica. A ventanni dona la sua vita a Dio in una forma laicale di vita consacrata, con l’intenzione di partire come medico in missione. Infatti, nel 1941, si laurea con 110 e lode in medicina. Voleva da subito andare in missione, ma la guerra gli impedì ogni possibilità. Svolse l’attività di medico prima ad Imola e poi a La Verna, curò i soldati tedeschi e durante la notte anche i partigiani. Proprio a La Verna, durante una rappresaglia contro i partigiani, i tedeschi fucilarono sotto la loro casa il padre e un fratello, ferirono la madre e incendiarono la casa. Una vera tragedia che la segnò per la vita. Un padre francescano che corse in loro soccorso venne anche lui fucilato. Il 14 luglio 1944, nel trigesimo della morte dei suoi cari, Adele offre la sua vita per gli uccisori, per la Germania e per la pace e continua la sua opera di medico anche fra i soldati tedeschi. Al suo ritorno a Roma, essendo l’unico sostegno di sua madre, Adele vede tramontare il suo sogno missionario, inizia a lavorare nei campi profughi della Croce Rossa e si specializza in tisiologia. Il suo desiderio della vita missionaria però, non si sopisce, anzi cresce sempre di più, sente che il Signore le chiede un impegno ancora più grande. Chiede consiglio a Mons. Montini, il futuro Papa Paolo VI. Riunisce nella sua casa giovani dottoresse che, come lei, desideravano andare in missione, scrive molti saggi di medicina, ma ciò che fa le sembra ancora davvero poco. Un lungo cammino spirituale la porta a lasciare i suoi ideali per dedicarsi ad aiutare le studentesse provenienti dall’Africa e dall’Asia nel conseguimento della laurea in medicina. Furono anni molto difficili e duri, vissuti nella povertà e nelle ostilità. Anni di fatica e di preghiera che si concretizzano con l’avvio di nuove attività in Africa e in India. Nel 1967, Adele è colpita da una paralisi progressiva, provocata, forse, dalla vaccinazione antivaiolo. La diagnosi è pesante, riprende a camminare e a lavorare, ma non potrà più essere come prima. Nel 1979 è colpita da un infarto e la sua salute continua a peggiorare, tanto che in poco tempo è costretta addirittura su una sedia a rotelle. Accetta ogni prova con eccezionale coraggio e rinnova il sacrificio della sua vita per la pace e l’unità della Chiesa. Nel 1989, ebbe il dispiacere di vedere dividersi un nutrito gruppo di missionarie della sua associazione. Gli ultimi mesi di vita furono per lei durissimi: non riusciva più a leggere e a scrivere, né a deglutire e aveva grande difficoltà nella respirazione. Tuttavia, tutti i giorni, fino a tre giorni prima di morire, si faceva accompagnare in cappella per la Messa. Si spense serenamente il 23 aprile 1998, circondata dalle numerose persone che in vita l’avevano tanto amata.

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