Parrocchia Santa Barbara Villacidro
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No alla pena di morte
 

Dopo l’esecuzione capitale eseguita nei confronti di Saddam Hussein lo scorso 30 dicembre, si riaccende il dibattito per l’abolizione della pena di morte in tutti i Paesi del Mondo. I motivi sono facilmente intuibili, abbiamo a che fare con una punizione immorale, un retaggio del passato di cui ormai abbiamo capito l’inutilità, ma di cui non riusciamo a liberarci, tant’è che ancora oggi in molti Paesi vi sono esecuzioni. Bisogna fermare queste ingiustizie, oltretutto è ormai assodato che la pena di morte non sia un valido deterrente, i reati non diminuiscono, anzi, in certi casi si pensa che siano addirittura aumentati. Sicuramente Saddam Hussein ha commesso molteplici reati, sono 12 i capi d’accusa per cui è stato processato, tra i quali i crimini contro l’umanità (ricordiamo il massacro, risalente al 1982, di 143 abitanti di un villaggio sciita). Egli doveva scontare la sua punizione, senz’altro, ma ucciderlo e rispondere alla violenza con la stessa violenza non ha portato ad alcun risultato favorevole, anzi, per i suoi seguaci ora rappresenta un mito, un eroe da seguire ed imitare. La rieducazione del condannato e l’utilizzo di pene che non siano contrarie al senso d’umanità sono principi che dovrebbero essere alla base delle democrazie moderne, così non è, purtroppo. Fortunatamente la pena di morte è stata abolita de jure (per legge) o de facto (per prassi) da più della metà dei Paesi nel Mondo, ma nell’altra metà le esecuzioni continuano, spesso i condannati sono minorenni e in alcuni casi persone affette da malattie mentali. Alcuni di questi ultimi casi hanno destato scalpore negli USA, si trattava di condannati per i quali erano emersi dubbi sulla loro capacità di intendere nel momento in cui commisero il reato, persone che addirittura avevano rinunciato all’avvocato decidendo di difendersi da soli. Alcuni hanno invocato addirittura la pena di morte, quasi a volersi immolare, altri ancora avrebbero commesso un omicidio con lo scopo di venir proprio condannati a morte; per il condannato affetto da malattia mentale, infatti, spesso l’idea di essere accompagnati al patibolo e di morire per ciò che ha commesso può fungere da incentivo. Per non parlare poi dell’elevato rischio di mettere a morte persone innocenti, la possibilità dell’errore ci mette di fronte non pochi problemi di coscienza. La pena capitale in questi casi raggiunge livelli altissimi di disumanità, è solo il frutto di un’idea sbagliata di giustizia, della convinzione che sia giusto pagare con la morte per gli errori e i crimini commessi. Lo scontro per l’abolizione della pena capitale non è solo sul piano politico, diverse associazioni umanitarie staccate dai partiti stanno portando avanti delle campagne promotrici di moratorie o comunque si battono per dire “NO” alle esecuzioni, questo è senz’altro segno di un’opinione e di un sentire comune che fa sentire il proprio dissenso verso le ingiustizie e la crudeltà. Tantissime persone nel mondo vogliono dire “basta” ed è indicativo che questo coro si alzi da diverse direzioni, da “Amnesty International” ( associazione che si adopera per il rispetto e la promozione dei diritti umani ) a “Nessuno tocchi Caino” (lega internazionale di cittadini e di parlamentari per l´abolizione della pena di morte nel mondo), fino alla comunità di Sant’Egidio, promotrice anch’essa della medesima battaglia. Per una volta quindi tutti uniti per una lotta non violenta, ma che grida giustizia.

 

Francesca Ortu

 
  Ragazzi in cammino...
 

Spinti dalla necessità di non perdere il senso dello Spirito Santo ricevuto nel sacramento della confermazione un gruppo di ragazzi si incontra quindicinalmente nei locali dell’oratorio per confrontarsi e interrogarsi in modo anche divertente sul senso dell’essere autentici cristiani.
Questo piccolo progetto è nato, o meglio si è potuto intraprendere nuovamente grazie all’operosità e disponibilità di un nucleo di animatori. Questo percorso con i ragazzi, a cui è stato richiesto soprattutto di mettersi in gioco, di lasciarsi trasportare dal loro entusiasmo e mettere in moto mente e cuore per l’ascolto dell’“altro” è strutturato in maniera molto semplice, ma ricco di contenuto che tenta di arricchire chi vi partecipa, offrendo degli spunti di riflessione partendo dal gioco, necessario anche per sfruttare la vitalità presente nei ragazzi.
Tappa importante di questo nostro percorso è stata la marcia della pace che quest’anno si è svolta ad Ales il giorno 29 dicembre 2006 con il tema “Persona umana: cuore della pace”.
Una parte del gruppo al mattino si è dato appuntamento in oratorio per creare un segno visibile della sua partecipazione alla marcia. Ne è nato uno slogan: “Le nostre mani per costruire la PACE”. Questo motto è stato riprodotto in un lenzuolo bianco, spesso usato come segno per reclamare la dignità umana che gli stessi uomini, nell’oscurità del loro cuore, calpestano abbondantemente.
Partenza della carovana fissata per le ore 13,30 con destinazione Ales, dove, a dire il vero ci si aspettava una partecipazione giovanile più nutrita. Un’esperienza totalmente nuova per la maggior parte dei nostri ragazzi che hanno riversato il loro entusiasmo per le strade di Ales. Hanno, inoltre, prestato la loro attenzione (quasi perfetta) nel momento in cui il corteo manifestante si è radunato all’ombra del campanile della cattedrale e sono iniziati i vari discorsi. Il nostro vescovo mons. Dettori si è appellato affinché i silenzi presenti nella nostra società non restino “inascoltati”, lanciando un monito verso le istituzioni che talvolta non creano i presupposti per la dignità dell’uomo. Molto toccante e significativa anche la testimonianza di mons. Riboldi, vescovo emerito di Acerra.
Al termine tutti a casa, con la speranza che questo gruppo si fortifichi e possa dare testimonianza.
L'appuntamento in Oratorio, Lunedì 15 alle ore 17.

 

Gli Animatori

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