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In Festa per la Pasqua
 

Si avvicina la Pasqua, l’evento centrale dell’anno per i cristiani. Giorni di passione, morte e resurrezione. Giorni di speranza, perché Colui che ha fatto della sua vita un’offerta per gli altri, fino al martirio, non giace più nel sepolcro. In quell’antro, che è luogo di oscurità e di morte, splende la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Le tenebre sono state sconfitte. L’Amore si è rivelato più forte del male. In Gesù risorto tutti siamo chiamati a gioire e a fare festa. E la Pasqua è dono universale che supera il tempo e lo spazio.
So bene che per tanti, - anche tra quelli che si dicono cristiani, - la vicenda storica di Gesù si conclude la sera del venerdì santo su una ruvida croce di dolore. Uomo giusto, innocente, saggio come nessun altro, ma comunque soltanto uomo, come ciascuno di noi. Da costoro la Pasqua, - intesa come annuncio di Gesù che risorge da morte, - è vista come una forzatura, un’aggiunta che non riguarda la storia, un’invenzione che va contro le leggi che regolano l’esistere degli esseri viventi su questa terra.
Al di là del legittimo dubbio, profondamente umano e quindi da rispettare, occorre anche interrogarsi sul perché della presenza nell’uomo di forti domande di senso che non trovano appagamento nelle risposte offerte dalla ragione e che insistono nel bisogno di cercare speranze più solide in grado di liberare la persona dalla banale, assurda e beffarda circolarità di un’esistenza che sembra nascere semplicemente per morire secondo le ferree leggi della natura. Il credente, invece, è convinto che la testimonianza di Gesù ha la forza di interpellare sempre e comunque la sua vita. “Vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Giov 13,15), aveva detto Gesù durante l’Ultima Cena. Egli diventa dunque il modello da seguire. Allora la morte non sarà più l’unica, definitiva parola che tutto distrugge. Accanto a Gesù, anche noi, al di là delle croci e della morte, potremo annunciare la vita come l’unica, vera identità che ci accomuna, ci contraddistingue e che perdura oltre questo cielo e questa terra.
Resta vero Resta vero che dentro di noi sono contemporaneamente presenti il dubbio e la speranza. Il primo ci sconvolge dinanzi alla notizia della risurrezione di Gesù. La seconda, invece, sa andare oltre le perplessità per riscoprirsi prepotentemente radicata in noi – e qualunque cosa accada, - come aspirazione ultima del nostro essere.
Accogliamo, carissimi, la Pasqua come la festa suprema, il giorno del trionfo della vita, il giorno della gioia da celebrare e vivere con Gesù per la pienezza de giorni.

 

Don Giovannino

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