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Auguriamoci solidarietà e pace
 

Nella Bibbia, come anche nella Chiesa delle origini, è piuttosto frequente il tema delle due vie, cioè della libertà che la persona ha di scegliere tra condotte morali anche opposte. C’è una via che conduce alla vita e un’altra che porta alla morte. L’uomo, nonostante i suoi numerosi limiti dovuti alla sua realtà di essere creato, possiede la libertà di amare o di odiare, di lavorare o di poltrire, di rendersi solidale con il prossimo o di chiudersi a riccio nel proprio egoismo. Ciò significa che, in gran parte, l’orientamento che si dà alla vita dipende dalle scelte che si prendono con la propria coscienza, dal tipo di terreno sul quale si preferisce piantare le radici della propria esistenza. C’è infatti la terra arida e sterile e quella fertile e irrigata. I risultati, ovviamente, non sono identici.
A gennaio, almeno nelle prime settimane, è consuetudine augurarsi “buon anno”, anche se sappiamo che i nostri auguri si rivelano poco efficaci. Tutti ci domandiamo quali saranno le novità che il nuovo anno ci riserverà. I cristiani credono che ogni novità trova il suo fondamento in Dio e che il modo migliore per conseguirla sta nell’accogliere la fede come via che conduce alla piena realizzazione di se stessi.
L’anno è nuovo nella misura in cui c’è la vita che riparte, che vuole raggiungere degli obiettivi e che cerca occasioni per realizzarsi. Non sempre questo è possibile, nonostante la volontà e l’impegno profusi. Sarebbe già una grande cosa se fossimo capaci di ritagliare dei momenti per riflettere, per essere più consapevoli delle nostre responsabilità e per comprendere cosa si aspettano gli altri da noi. Poi, c’è preoccupazione per la salute, per il futuro dei figli, per la situazione economica mondiale e locale e per i numerosi conflitti che continuamente minacciano la pace. Infine, chi sa guardarsi attorno, sente il dovere di farsi prossimo di chi si trova nella desolazione e di chi crede di non avere più nulla da chiedere, da donare e, peggio ancora, da sperare. “Finché c’è vita, c’è speranza”, dice un’antica, saggia massima. Ciò significa che tutti dobbiamo saper guardare avanti per scoprire il cammino che si è chiamati a percorrere per costruire, nonostante tutto, un futuro più sereno per noi e per gli altri. Soprattutto noi cristiani, dovremmo saperci accostare a chi è segnato dalla fatica del vivere, a chi non riesce più a scorgere la luce che illumina il suo domani, a quanti attendono un po’ di amicizia e di sostegno.
Auguri, quindi, per un 2009 di solidarietà, serenità e pace interiore.

 

Don Giovannino

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