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Suor Nicoli, apostolo della carità in Sardegna
 

Un anno fa, 3 febbraio 2008, la Chiesa di Cagliari ha celebrato la beatificazione di una suora non sarda ma che in Sardegna ha speso la sua vocazione e la sua giovinezza: suor Giuseppina Nicoli. Nacque da una famiglia agiata, suo padre era pretore, quinta di dieci figli, conseguì il diploma di maestra perché si realizzasse il suo desiderio di dedicarsi all’educazione dei bambini poveri. A 21 anni entrò nel seminario delle Figlie della Carità e la sua prima missione fu in terra sarda, a far scuola nel Conservatorio della Provvidenza alle ragazze orfane e disagiate. Benché la sua salute fosse molto fragile, a 30 anni ebbe i primi segni della TBC polmonare che lentamente la consumerà, non risparmiò le sue energie e la sua attività non si limitò a quell’istituto. Nel 1866, anno in cui scoppiò a Cagliari il colera, si dedicò con le sue compagne all’assistenza delle famiglie povere prendendo coscienza della situazione dei tanti bambini e adolescenti abbandonati a se stessi. Li riunì presso l’asilo Umberto e Margherita facendo scuola di catechismo e di educazione alla fraterna socialità. Nel 1889 suor Giuseppina fu superiora nell’orfanotrofio di Sassari, riorganizzò l’associazione delle Figlie di Maria e le Dame di Carità guidandole nel servizio verso i poveri, mentre la scuola di catechismo raggiungeva ogni domenica circa 800 bambini. Costituì la Scuola di Religione per le giovani delle scuole superiori ed universitarie, preparandole ad essere buone maestre nella fede. Introdusse le suore in carcere, elevò il livello di studi dell’istituto per contrastare le idee massoniche presenti a Sassari che indebolivano la presenza dei cattolici in città. Nel 1910 suor Giuseppina lasciò Sassari, nominata Economa Provinciale della Comunità e poi Direttrice del Seminario dedicandosi alla formazione delle Figlie della Carità. Ricordate le suore dall’abito azzurro con largo capello dalle ali bianche che sembravano farfalle? In seguito essendosi aggravata la sua malattia venne mandata di nuovo in Sardegna considerando il clima più salutare per lei. Nel 1914 la vediamo nel quartiere della Marina, a grande espansione urbana e quindi sovraffollata di famiglie povere che vivevano in case malsane sopravvivendo di espedienti. Lo scoppio della prima guerra mondiale aggravò la povertà materiale e spirituale. Suor Nicoli si interessò alle giovani che lavoravano nelle manifatture di tabacchi, alle giovani domestiche che arrivavano dai paesi a servizio delle famiglie benestanti, insegnò il catechismo, fece insegnare a leggere e scrivere e costituì l’associazione delle “Zitine” sotto la protezione di Santa Zita. Il vescovo la nominò animatrice delle Dorotee, giovani laiche consacrate che si riunivano nei locali della Marina e si dedicavano al servizio dei poveri, ma essendo troppe le famiglie da seguire, formò con le sue seguaci le Damine della Carità per la visita dei poveri a domicilio. Nel 1917 per curare i bambini rachitici e scrofolosi aprì una colonia marina al Poetto. Restò storica la sua attività a favore dei “piccioccheddus de crobi” (i ragazzi con la corbula): tanti ragazzini scalzi e denutriti circolavano nel grande mercato vicino alla Marina, si guadagnavano da vivere portando dalla stazione, dal porto i bagagli o la spesa che le signore facevano al mercato, ma spesso bussavano all’asilo per sfamarsi. Suor Nicoli con delicatezza e il cuore di una madre andava incontro alle loro necessità, li chiamava i “marianelli”, fece loro scuola preparandoli ai vari mestieri. Nel 1924, ultimo anno della sua vita, subì l’umiliazione di malintesi e false accuse che accettò sull’esempio di Gesù Cristo, finchè il Presidente, riconosciuto il suo errore, le chiese perdono baciando il lenzuolo della morente suor Nicoli. Il primo Gennaio, a 40 anni esatti dal suo arrivo in Sardegna si fecero i suoi funerali. Il processo di beatificazione, iniziato da mons. Piovella si concluse il 3 febbraio dell’anno scorso a Cagliari, la città beneficata dalla sua carità. Numerose le grazie ottenute per la sua intercessione, una fra tutte la guarigione di un giovane militare, guarito di tumore osseo. L’abbandono alla Divina Provvidenza e la carità verso i poveri, era la sua regola, soleva dire che il segreto per essere santi è praticare le piccole virtù che ci liberano dall’orgoglio, dalla pigrizia e dall’ambizione. Ecco delineata una figura santa e valida per tutti i tempi, poiché ogni tempo ha le sue povertà.

 

Mariolina Lussu

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