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Forse non c'è un perchè
 

E' per me un appuntamento, il 27 gennaio solitamente sprofondo in poltrona a piangere per tutto ciò che la tv mi propina sulla shoa. Anche quest’anno, ma è stato diverso. Ho “guardato” e “osservato” con occhi diversi. L’uomo ha sbagliato, ma sbaglia ancora, la guerra in Palestina ne è l’ennesima prova. Anche in questo caso ho guardato il conflitto con occhi diversi, non mi sono adagiata, non mi sono fermata alla mera lettura dei quotidiani, mi sono detta che forse dovevo ragionare con la mia testa. Ho acceso il computer e ho navigato per ore su tanti siti, cercando quelli apolitici, non volevo schieramenti, tantomeno strumentalizzazioni, volevo opinioni di gente che aveva studiato la questione palestinese senza prendere posizioni politiche. Non è stato facile, i blog filopalestinesi di alcuni pseudo- studiosi erano vuoti, palesemente schierati; il mio amico che “sta con Israele” non è comunque riuscito a fugare i miei dubbi e anche lui ha cercato di convincermi difendendo tesi apertamente politiche. Ho continuato a cercare fino a quando ho trovato ciò che cercavo. Ho letto una marea di roba, ma non dirò “con chi sto”, perchè io non sto con nessuno. Nel senso che, seppur mi sia fatta una mia idea, non la dirò. Però penso che sia giusto leggere e documentarsi, io mi abituo alle situazioni e poi mi scivolano addosso senza dar loro troppo peso, invece no, bisogna svegliarsi! Mi è capitato anni fa di parlare di Israele con una mia coinquilina libanese, studiava farmacia all’Università di Cagliari. Finimmo col parlare, ovviamente, dei terroristi libanesi. Le dissi che non era giusto che gli hazbollah, con i loro attacchi kamikaze colpissero anche i civili, mi rispose senza alcuna minima preoccupazione o sofferenza: “in guerra qualcuno deve pur morire”, la sua espressione non cambiò quando disse: “Hitler non ha finito per bene quello che ha iniziato”. Non abbiamo continuato il discorso, io ero troppo sconvolta per farlo, nonostante sia avvezza alle chiacchiere non avevo parole. So per certo che non tutti ragionano come lei ed è per questo che a distanza di anni ho voluto capire il perché del suo odio. Ma è troppo semplice dire che gli arabi sono tutti terroristi, fortunatamente abbiamo ancora la razionalità e l’autonomia per capire che non è così, ma allora perché mi disse quelle parole? In questi giorni ho letto tanti articoli, forse sono ancora confusa, ma un po’ ho capito la situazione. Ho capito che ci sono, anche in questo caso, troppi interessi in gioco, altrimenti non si spiega perché in questi giorni già non si parla più di questa guerra, nessuno si muove. Ma non ho capito perché dopo decenni di guerra e vittime ancora non si è arrivati ad una soluzione, non ho capito perché in TV la visione delle cose è sempre più distorta. Giro un attimo pagina, l’anno scorso su queste pagine scrissi di Ilaria, la mia amica che ha lasciato tutto per andare in Africa con una ONG a fare volontariato. Ad agosto è tornata in Sardegna per poche settimane, aveva dei preparativi a cui pensare. A giugno si sposa, poi parte in Africa col marito. Ecco, io non trovo un perché nell’odio ormai radicato tra uomini, ma nell’amore incondizionato si.

 

Francesca Ortu

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