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Estate di fuoco...
 

L'Italia brucia ogni giorno di più e lo scenario che appare agli occhi di tutti è sempre lo stesso. E’ triste è vergognoso… Fiamme che si propagano in una frazione di secondo e che inesorabilmente “mandano in fumo” distese immense di boschi, campagne, vallate. E noi? Impotenti stiamo a guardare. Soffriamo per quel verde e per quell’aria pura svanita, per quanto è andato perduto, per quanto abbiamo perso noi e per quanto le generazioni che verranno non troveranno di certo. La maggior parte degli incendi è di origine dolosa. Cosa fare per fermare la mano di esseri così indegni e delinquenti? Cosa c’è nell’animo di questa gente che non ha a cuore un bene così prezioso quale è la natura, unico e assoluto patrimonio di tutti? Un insieme di sensazioni, di sentimenti e di vuoto, al tempo stesso, mi assaliva nel vedere, a poche decine di metri da casa una intera vallata, quella stessa, poi, che in primavera con i suoi colori e i suoi profumi era così riposante, lambire tra le fiamme. Una recente indagine ha evidenziato che la Sardegna, assieme alla Sicilia, alla Calabria, alla Liguria e alla Lombardia ha il triste primato di avere la superficie più devastata dagli incendi estivi. Ciò che fa ancora più rabbia è il fatto che quasi mai vengono individuati i responsabili e anche in quei casi sporadici in cui viene fermato qualcuno le pene inflitte a questi delinquenti sono davvero ridicole. Occorrono, invece, pene severissime proporzionate al danno causato. Basterebbe forse rivedere qualche articolo di legge. Mentre il via vai delle auto dei vigili del fuoco e della protezione civile correvano a sirene spiegate e gli elicotteri intervenuti per spegnere il fuoco, operavano freneticamente, il mio pensiero era rivolto a queste squadre di uomini che offrono un servizio di grande importanza sociale e mettono costantemente a rischio la propria vita. Un lavoro, a mio giudizio, mai abbastanza riconosciuto e forse mai abbastanza retribuito. Dato il notevole numero di interventi, spesso, i mezzi a disposizione sono insufficienti a soddisfare le emergenze. A questo punto è ovvio pensare che Governo e Regioni dovrebbe stanziare più risorse per offrire un servizio più rapido ed efficiente al fine di circoscrivere più rapidamente le aree colpite dal fuoco. Non basta di certo promuovere spot pubblicitari che sensibilizzano su questo problema l’intera collettività, oppure fornire al cittadino il numero telefonico 1515 perché il cittadino segnali tempestivamente un incendio. Troppo poco! Rafforzare le unità operative della Forestale in modo da organizzare in modo mirato la difesa del territorio e perché no, istituire una taglia sui piromani, potrebbe rappresentare un valido sistema per arginare questa penosa piaga che ci vede tutti vittime impotenti.

 

M.Rita Marras

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  STORIA: sembra d'essere ai giorni nostri Anno 1139:
scomunica per gli incendiari
 

L’incendio è un “flagello devastatore e pernicioso” che “supera ogni altra forma di rapina”. Dunque, chi lo provoca “sia scomunicato”. Storia di nove secoli fa. Lo stabiliva, infatti, il “Canone 18” del Concilio lateranense convocato da Innocenzo II. Siamo nell’anno 1139. “Riproviamo con tutte le nostre forze – si legge nell’attualissimo documento – e proibiamo con l’autorità di Dio e dei beati apostoli Pietro e Paolo, la pessima malvagità devastatrice e abominevole di appiccare incendi”. Un’analisi modernissima. “Quanto sia dannosa, poi, al popolo di Dio, e quanto pregiudizio porti alle anime e ai corpi, nessuno lo ignora. Bisogna quindi opporsi e fare di tutto per sradicare e estirpare per la salvezza del popolo una tale calamità”. Poi la netta condanna. “Perciò chiunque, dopo la promulgazione del nostro divieto, con intenzione malvagia, per odio o per vendetta, avrà causato un incendio, o avrà incaricato altri di provocarlo , o avrà prestato consapevolmente consiglio o aiuto agli incendiari, sia scomunicato. Se poi l’incendiario troverà la morte, sia privato della cristiana sepoltura. Né venga assolto, se prima non avrà risarcito, secondo le sue possibilità, il danno arrecato e non avrà giurato di non causare più alcun incendio”. Anche per l’incendiario era previsto il perdono ma a precise condizioni. “Per penitenza gli si imporrà di stare a Gerusalemme o in Spagna a servizio di Dio per un anno intero”. Non manca infine un avvertimento a chi dovrebbe controllare.”Se poi un arcivescovo o un vescovo avesse mitigato il rigore di questo canone, dovrà riparare il danno, e per un anno dovrà astenersi dall’esercitare il ministero episcopale”. (A.M.M.) – (Citato in AVVENIRE del 27 luglio scorso).

 

(A.M.M.) – (Citato in AVVENIRE del 27 luglio scorso).

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