Parrocchia Santa Barbara Villacidro
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Servi di Dio Giovanni Gheddo e Rosetta Franzi
 

Il 18 febbraio 2005 la località piemontese di Tronzano, provincia di Vercelli vede l’apertura del processo diocesano per la beatificazione dei coniugi Rosetta Franzi (1902-1934) e Giovanni Gheddo (1900-1942). L’Arcivescovo di Vercelli, monsignor Enrico Masseroni, ha istituito nella locale chiesa parrocchiale il Tribunale informativo per l’esame dei testimoni e dei documenti relativi ai servi di Dio. La coppia, appartenente all’Azione Cattolica, continua a godere fama di santità. “Si parla molto di crisi del matrimonio, di crisi delle famiglie, di crisi dei giovani nelle nostre società opulente…. Questo è un esempio, un caso concreto e recente, di come due sposi, in una vita del tutto normale, hanno tentato di vivere il Vangelo nel matrimonio e nella famiglia”. Rosetta Franzi, originaria di Crova (Vercelli), maestra, ha manifestato la sua santità soprattutto nell’amore al marito e ai tre figli.
Molto religiosa e caritatevole con i poveri, da ragazza aveva curato l’asilo di Crova e insegnava privatamente a uomini e donne che non erano andati a scuola, partecipava all’Azione Cattolica ed era catechista nella sua parrocchia. La coppia desiderava molti figli. Nacquero Piero (1929), Francesco (1930) e Mario (1931). Rosetta Franzi morì di parto e di polmonite a 32 anni e i suoi due gemelli sopravvissero solo cinque mesi. Lasciava tre figli di 5, 4 e 3 anni. Suo marito rimase vedovo a 34. Pochi giorni dopo la sua morte, il parroco celebrò la Messa di suffragio con i paramenti bianchi, dichiarando ai fedeli: “Sono stato il parroco e il confessore di Rosetta. Lei era un angelo ed è già in Paradiso. Non celebriamo la Messa da morto, ma cantiamo la Messa degli Angeli”. Giovanni Gheddo nacque a Viancino (frazione di Crova) nel 1900. Nel 1928 sposò Rosetta. La coppia viveva a Tronzano. Suo figlio Piero, sacerdote missionario e scrittore, lo descrive come un “uomo di grande bontà e carità”. Membro attivo dell’Azione Cattolica, impegnato in varie opere parrocchiali, era soprannominato “il geometra dei poveri”: faceva sempre gratis il suo lavoro per i meno abbienti. Nelle liti del paese, riusciva a portare la pace, appellandosi alla Divina Provvidenza e all’amore che deve regnare nelle famiglie e nella convivenza civile. Per punizione, per non essersi iscritto al partito fascista, venne mandato in guerra in Russia, anche se avrebbe avuto diritto di restare a casa in quanto padre vedovo di tre minorenni. Morì nel dicembre 1942 in Unione Sovietica compiendo un gesto eroico di carità. Era capitano d’artiglieria di una divisione; gli venne ordinato di ritirarsi mentre il 17 dicembre 1942 i sovietici avevano scatenato l’offensiva. Avrebbe potuto mettersi in salvo con i suoi militari, ma al suo posto fece andare il suo giovane sottotenente che doveva invece restare nell’ospedale da campo con i feriti intrasportabili. “Tu sei giovane, gli disse, devi ancora farti una vita. Salvati, qui rimango io”. Numerose le testimonianze sulla loro fama di santità ed è proprio il figlio sacerdote a rivelarle e a raccontare la bellezza di crescere in quella famiglia. “Ti senti sempre, anche da piccolo, nel calore dell’amore e della benedizione di Dio. Hai davanti degli esempi formidabili e quando diventi anziano ti commuovi e ringrazi il Signore di aver avuto genitori così”. Il 21 novembre 2001, Papa Giovanni Paolo II ha beatificato Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi. Oggi altre tre coppie di sposi sono in cammino verso la beatificazione. Una di queste è formata da Rosetta e Giovanni. L’inizio del cammino di beatificazione degli sposi Giovanni Gheddo e Rosetta Franzi, è stato deciso dall’Arcivescovo di Vercelli. Monsignor Masseroni, ha scritto: “L'avventura umana e cristiana dei coniugi Gheddo è un dono singolare di Dio per gli uomini e le donne del nostro tempo; un esempio di vita evangelica possibile a tutti, una testimonianza incoraggiante soprattutto per tanti genitori in affanno di fronte alle tante violente aggressioni di una cultura attraversata dai venti contro la famiglia”.

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