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la fatica di crescere liberi
 

Quante volte ci siamo sentiti ripetere che nella vita a decidere non è la volontà del singolo, ma il pensiero pubblicitario. Ci viene lasciata l’illusione di essere noi a scegliere, mentre in realtà si vive in stato di perenne condizionamento. La pubblicità ha intorpidito la capacità di autocritica della persona in nome di quel perverso meccanismo che fa di tutto ciò che appare un qualcosa di necessario al proprio star bene. Come reagire ad un sistema che sta trasformando l’uomo in un robot perennemente in movimento con un carrello della spesa in mano? Inutile sperare aiuto dall’esterno. Se si vuole tornare protagonisti, ci si deve convincere che il primo, vero cambiamento parte da noi stessi. La globalizzazione dei mercati rischia di uniformare anche i sentimenti, appiattendo tutto secondo i cliché propri di un consumismo esasperato. Scoprire che nel proprio vivere non si è guidati dal desiderio di scelte personali libere, ma dai messaggi e dagli impulsi che provengono da oscure forze che si rifanno esclusivamente agli obiettivi di un’economia condannata unicamente a vendere per non soccombere, non può non indurre le persone più sensibili a cambiare rotta nel quotidiano. Gli ideali proposti, ormai, non sono più quelli che presuppongono come base di partenza, la coerenza, il sacrificio e la rinuncia, ma la cultura del tutto e subito e, soprattutto, senza costi personali che richiedano fatica e costanza. Si finisce così per vivere unicamente intenti al soddisfacimento di bisogni, molte volte più presunti che reali. Ci si relaziona agli altri non per condividere o per costruire assieme qualcosa di durevole, ma con diffidenza, attenti a salvaguardare i propri interessi e ad approfittare delle circostanze a proprio vantaggio. Certo, il presente pone a tutti domande dalla cui complessità non sempre è facile fuoruscire con risposte autenticamente libere. Quello che è necessario è non abdicare alla propria intelligenza e sforzarsi di far riemergere dal cuore le aspirazioni profonde che vi si trovano custodite, al fine di individuare “stili di vita” più adeguati. Nell’attuale contesto di modernità impegnarsi per il vero e per il bene, in quanto valori, non va allora visto come ritorno nostalgico al passato, ma come la sfida più decisiva per restituire un’anima e un senso a ciò che l’uomo progetta e fa nel suo vissuto personale e sociale. Si tratta, insomma, di recuperare una visione più integrale della vita attraverso una maggiore attenzione ai valori che trovano fondamento nel cuore (generosità, affetti, rispetto per gli altri) e nell’intelligenza (lotta ai pregiudizi e alle omologazioni). Come cristiani dobbiamo sentirci coinvolti a vivere da protagonisti le sfide dell’oggi, accogliendo il nuovo, ma senza rigettare il ricco patrimonio che ci proviene dalla saggezza antica e dalla nostra fede.

 

Don Giovannino

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