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Parliamo ancora di scuola
 

Torniamo a parlare di scuola perché siamo convinti che del buon funzionamento del sistema di istruzione dipende in buona parte anche il futuro delle giovani generazioni sempre più incerte per l’affievolirsi di punti di riferimento valorialmente forti. In particolare, questa volta, soffermiamo l’attenzione sulla “mortalità scolastica” che, spesso, porta poi alla fuga dalle proprie responsabilità e quindi alle devianze. Si era pensato che per ovviare a questo, una risposta significativa poteva venire dall’introduzione dell’obbligo scolastico fino ai 16 anni di età. Alla luce dell’esperienza maturata si deve concludere che il correttivo è servito a poco. Tutti, oggi, - insegnanti, psicologi e operatori sociali – sono concordi nel denunciare questa organizzazione che non è stata capace di frenare l’abbandono scolastico di chi, invece, di più dovrebbe essere tutelato ed assistito. Da indagini effettuate emerge che oltre il 60% di chi poi finisce emarginato e nella devianza, ha incontrato difficoltà gravi già quando frequentava la scuola elementare. Le cause che influenzano queste situazioni sono varie: bocciature, frequenza a singhiozzo, ritiri, e ovviamente, situazioni familiari difficili e pesantemente lacerate. Questi dati si aggravano poi negli anni della scuola media. Qui le cifre si fanno davvero allarmanti dal momento che il numero dei ragazzi che abbandonano senza conseguire la licenza media risulta in costante crescita. Per questi soggetti gli istituti superiori rimangono un miraggio pressoché irraggiungibile. Per loro, soprattutto, si era pensato alla formazione professionale che però in Italia non riesce a garantire il diritto-dovere di istruzione e obbligo formativo. La frequenza di queste scuole si riduce, in un’alta percentuale di casi, al nulla, al vivere da parcheggiati per qualche anno senza prospettive e senza formazione né umana, né professionale. Facilmente questi ragazzi vengono travolti dalla droga, dal gusto della “diversità”, ma in negativo e condizionati da modelli e personaggi senza scrupoli che li plasmano a loro piacimento gettandoli ancora di più nella marginalità o nel circuito penale delle carceri minorili e cioè in un sistema di vita da cui diventa sempre più problematico venir fuori. Si evidenzia la necessità di fare squadra, unendo le forze di quanti credono nel valore formativo ed educativo. Penso alla scuola, alle varie agenzie educative, alle istituzioni civili, al mondo del lavoro e del volontariato. La posta in gioco è davvero alta per non avvertire il dovere e l’urgenza di rinnovare, e con sollecitudine, il sistema scolastico italiano alla luce dei risultati finora conseguiti e a favore del recupero di quei soggetti che si rivelano più fragili e a rischio.

 

M.Rita Marras

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