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L'AIFO per i malati di Lebbra
 

L'ultima domenica di Gennaio, giorno dedicato alla memoria del genocidio degli Ebrei e non solo di essi, era il giorno scelto da AIFO “Associazione Amici” di Raoul Follereau che sostiene dal 1961 la lotta contro la lebbra e la riabilitazione delle disabilità e per l’infanzia bisognosa in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tutti in qualche modo possiamo offrire collaborazione e solidarietà all’AIFO, centinaia sono i soci e i volontari che vi operano.
Follereau è scomparso nel 1977 a 74 anni, poeta, scrittore e giornalista mise tutto il suo spirito umanitario per aiutare i lebbrosi. Ricordo ancora quando si rivolse ai Capi di Stato per chiedere l’equivalente del costo di 2 bombardieri per curare tutti i malati del mondo di lebbra … appello che rimase inascoltato. Incontrava e abbracciava i malati di lebbra così come faceva San Francesco. Finanziò centri di cura per la cura della lebbra in tutto il mondo, sono 22 le Associazioni che si ispirano a lui nel sostenere interventi socio-sanitari. Esortava tutti ad essere operatori di pace e di giustizia. E’ nel suo nome che sabato sera e domenica sul sagrato di Santa Barbara, Gianna, socia AIFO ci ha offerto le belle primule e il dolce miele della fraternità ricordando lo spirito e lo scopo di questa associazione.
La lebbra, ossia il morbo di Hansen (dal nome del medico che ne isolò il bacillo) è una malattia diffusa soprattutto nei paesi caldi, India, Africa, Brasile, dove sottosviluppo, povertà, scarsa alimentazione e igiene sono il substrato della malattia e della mortalità. Alle cause che ne favoriscono la diffusione bisogna aggiungere i pregiudizi che inducono molti malati a nascondere il loro male. Oggi la lebbra è una malattia curabile con i farmaci giusti e con una buona qualità di vita, ma anche quando è curata, provoca dei danni alle terminazioni nervose che senza un’adeguata terapia riabilitativa continua a produrre deformità e disabilità anche dopo la guarigione. Ogni anno nel mondo si registrano 700 mila nuovi casi di lebbra, ogni giorno 2000 casi non sono individuati e restano senza cure mentre tanti milioni di “guariti” non ricevono alcun servizio riabilitativo.
Ma la lebbra si nasconde ancora nei recessi dell’opulenta Europa. In Italia si contano 280 malati di lebbra suddivisi nei centri ospedalieri di Genova, Messina, Cagliari (10 malati alla SS Trinità) e un centinaio sono ricoverati nel grande Centro Nazionale in provincia di Bari. Vi operano 5 medici, 23 infermieri e 4 suore polacche. I malati non sono contagiosi e le mutilazioni non sono così vistose come in passato, sono per lo più uomini e donne anziani e in gran parte calabresi e per molti l’ospedale è la loro casa, essendo lì da decine di anni come Carmela di 64 anni aveva 13 anni quando le fu diagnosticata la lebbra, sempre in ospedale si sposò con un malato come lei ed ebbero dei figli sani non essendo la lebbra una malattia ereditaria. Questi malati in Italia hanno un sussidio di 11600 euro all’anno e hanno tutto ciò che favorisce la guarigione.
Consapevoli che la malattia è per tutti una lezione di vita, è bello sperare in un mondo non solo senza guerre ma anche senza cancro e lebbra, ci conforta il ricordo di Gesù che si chinava pietoso sui malati e specialmente sui lebbrosi ed eleviamo a Lui la preghiera dei fedeli di Domenica scorsa: Benedici e sostieni la fatica e l’impegno di uomini e donne nella lotta contro le malattie e la miseria.

 

Mariolina Lussu

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