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Non è un anniversario particolarmente conosciuto e pubblicizzato, eppure ha la sua importanza e ci coinvolge tutti. Il 28 gennaio scorso, per la prima volta, si è celebrata la “Giornata europea della protezione dei dati personali”. L’iniziativa mira a sensibilizzare singoli e collettività sul diritto alla salvaguardia e alla protezione dei dati personali. Tale diritto viene ormai riassunto nella parola inglese “privacy” e sta ad indicare che tutti noi, in quanto persone e cittadini, grazie a un insieme di regole e di garanzie, dobbiamo essere tutelati in quei dati che ci identificano e ci individuano. Si è capito che in un mondo, diventato ormai piccolo villaggio globale, le informazioni sulla nostra persona, - senza normative chiare, - rischiano di essere utilizzate a nostro danno. Ovvio quindi che una società veramente democratica predisponga paletti e norme a difesa di questi dati, in modo da controllare come e perché vengono raccolti, utilizzati e conservati. Oggi a prendere informazioni su ciascuno di noi è un numero vastissimo di enti e di organismi: parrocchia, comune, luogo di lavoro, scuola, banca, società elettrica e telefonica, uffici che regolano le bollette dell’acqua, della raccolta differenziata e di quant’altro ancora, tutti conoscono i nostri dati. In una società supertecnologica, poi, è facilissimo per tutti far viaggiare sulle reti telematiche i dati di una persona e registrarli, ad esempio, su internet o in qualche archivio elettronico, a nostra insaputa. Non sempre, perciò, si è immuni da rischi. Ecco perché risulta fondamentale mantenere il controllo su di essi in modo che non vadano a finire in mano a spregiudicati lestofanti, pronti a sfruttarli a loro vantaggio e a nostro discapito. Le notizie che riguardano la vita di ciascuno sono, infatti, un bene proprio dell’individuo da maneggiare con cura. E’ giusto che sia la persona a scegliere a chi passare queste informazioni, e di chi fidarsi. Per tutto questo, già da parecchi anni, anche in Italia, è stata istituita la figura giuridica del Garante, appunto per controllare che chi utilizza i dati abbia il diritto di farlo, che li usi con discrezione, che li protegga senza passarli o farseli rubare da terzi. Queste le finalità.
Se però si chiedesse a chiunque di noi se davvero si sente protetto nella sua “privacy”, credo che pochissimi risponderebbero positivamente e proprio in base all’esperienza. Tutti, infatti, abbiamo la sensazione che mai come oggi, - nonostante gli accorgimenti presi – sia facile per qualsiasi operatore conoscere tutto di noi, anche senza il nostro consenso. Ben venga, dunque, questa Giornata se riesce a favorire una maggiore coscientizzazione dei cittadini sulle tematiche riguardanti il diritto alla protezione di tutto ciò che riguarda la vita personale di adulti e di bambini.
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