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Scuola non statale: 1 milione di iscritti e tanti pregiudizi!
 

Un recente studio dell’Agesc (Associazione dei genitori delle scuole cattoliche) smonta punto per punto le ultradecennali accuse che certa opinione pubblica, (legata in particolare alla cultura di sinistra), muove contro la scuola paritaria – quella cattolica in particolare – parlando di presunti e indebiti aiuti economici dello Stato in favore delle paritarie. In realtà, le scuole non statali fanno comodo, dal momento che ogni anno consentono al Ministero della Pubblica istruzione, di risparmiare la bellezza di sei miliardi e 245 milioni di euro. Ciò significa che se, all’improvviso, tutte le scuole non statali dovessero chiudere, lo Stato andrebbe incontro a una autentica bancarotta, con una voragine nelle casse statali che rischierebbe di sprofondare il paese in una paurosa emergenza. Dunque, le scuole paritarie, non solo non sono un ostacolo per la finanza pubblica, ma un grande affare. L’Agesc evidenzia con puntigliosità e precisione il forte divario di costi che il governo sostiene tra un alunno che frequenta le scuole statali e quello che, invece, risulta iscritto a quella paritaria. I ricercatori hanno appurato che su ogni bambino iscritto alla materna paritaria, lo Stato risparmia 5532,00 euro, che diventano 6500,00 per gli iscritti alle elementari, 7582,00 per i ragazzi delle medie, fino a raggiungere gli 8057,00 euro per i giovani delle superiori. In base a questi dati, sono poi riusciti a quantificare il risparmio complessivo che ottiene lo Stato non gestendo direttamente il milione di studenti degli istituti paritari. Appunto, sei miliardi e 245 milioni di euro che le casse dello Stato non devono sborsare per l’educazione scolastica per quel milione di suoi cittadini (bambini, ragazzi e giovani). Più precisamente i “contabili” dell’Associazione hanno calcolato che il Ministero investe 566 milioni in loro favore e ne risparmia in media nove volte tanto rispetto agli iscritti alle statali.
Di fronte questa evidenza, c’è da chiedersi perché mai certa cultura continua contestare con vigore la presenza delle scuole paritarie. Se non altro, tutti dovrebbero incoraggiarne la tenuta almeno per gli indiscussi vantaggi economici che se ne ottengono. Se poi si considera che i costi gestionali risultano in continuo aumento anche per le scuole statali, non si comprende perché si dovrebbe essere contrari ad accettare che ci sia un incremento anche a favore delle famiglie che scelgono per i loro figli gli istituti paritari. E invece, - come sottolinea il dossier dell’Agesc, - “le risorse destinate alle materne sono ferme, se non addirittura diminuite, già da quattro esercizi finanziari, a fronte di un incremento dell’utenza”, mentre nelle elementari “occorre superare l’esiguità dei fondi che porta ad avere Istituti paritari con convenzioni e altri privi, proprio perché i fondi non coprono tutte le realtà”.
Un’ultima considerazione. Sarà bene ricordare che “pubblico” non equivale a “statale”. La legge n. 62 del 2000, infatti, chiarisce che nel sistema pubblico di istruzione è possibile avere differenti gestori, ad esempio lo Stato (scuole statali) e il privato (scuole paritarie). Entrambi gli ordinamenti scolastici (statale e paritario) sono pubblici e rilasciano titoli di studio di pari valore legale.

 
 

Don Giovannino

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