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Scuola al via: Auguri!
 

Al di là delle differenti valutazioni espresse sugli ultimi provvedimenti del Ministero della Pubblica Istruzione (nessun atto, da solo, è in grado di assicurare salvezza o di condurre allo sfascio), quello che preoccupa di più è l’atteggiamento di fondo con cui i protagonisti si accingono ad iniziare il nuovo anno. Gli osservatori del complesso mondo della scuola, infatti sostengono che studenti, famiglie e docenti (soprattutto essi) si trovano tutti con le pile scariche, stanchi e rassegnati, a rituffarsi in un impegno che lascia perplessi per gli esiti che sembra prefigurare. A nessuno pare più interessare lo specifico che dovrebbe essere proprio di una scuola, quello di essere capace di trasmettere sapere. Si parla di questo mondo solo per denunciare tagli e la riduzione dei posti di lavoro o per approvare o meno il ritorno al maestro unico nella scuola primaria, quasi che questo complesso mondo fosse da mettere alla stregua di un ammortizzatore sociale. Assorbire quanto più è possibile disoccupati, senza preoccuparsi della qualità che deve essere esigita a un docente significa non preoccuparsi dell’azione educativa e formativa.
Occorre certo investire di più sulla scuola, anche in termini economici, ma bisogna anche preoccuparsi di introdurre un efficace sistema di valutazione dei docenti cui legare la loro progressione di carriera. Direi di più. E’ tempo che a livello nazionale si studi una analoga valutazione dei singoli istituti e che se ne rendano pubblici i risultati così da impegnarli in una costruttiva competizione che promuova gli aspetti qualificanti. L’anno scorso soprattutto l’Italia è stata sconvolta da nord a sud da sconcertanti episodi di bullismo. Tutti si sono affrettati a denunciare che ciò era dovuto al marcato vuoto di ideali che contrassegna, ormai, una fetta sempre più consistente di nostri ragazzi e giovani. Allora, perché non recuperare un orizzonte di valori condivisi e impegnarsi per restituire alla scuola quella funzione educativa che la caratterizza e la connota? Si denuncia la povertà morale in crescita, ma se poi si tenta di proporre qualche correttivo, subito si ergono barricate in nome della libertà di ciascuno di pensarla come vuole. L’educazione a normative vincolanti si dice che sia un limite da evitare perché condiziona la libertà individuale. Mi chiedo: Ma le mode, i mass-media, la pubblicità non sono altrettante forme di condizionamento (talvolta cinico e spietato)? Perché allora non ribellarsi anche a quelli? Il rispetto della libertà deve per caso identificarsi col vuoto educativo? Perché poi disperarsi di fronte ai fenomeni sempre più diffusi e familiari dell’alcol, della droga o della devianza?
Auguri, Scuola, ma per favore, non cercare alibi chiudendo gli occhi sull’essenziale.

 

Don Giovannino

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