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Inizia il Campionato e... la violenza
 

Durante il campionato scorso (2007/2008) in Italia si sono avuti 4 morti, 123 partite che hanno visto chiuso il settore ospiti, 1787 i tifosi arrestati, 200 gli agenti di pubblica sicurezza feriti, 81 le partite nelle quali sono state applicate restrizioni nella vendita dei biglietti alla tifoseria ospite. Un quadro desolante, comunque migliore della stagione precedente. Quest’anno, poi, non è che si sia dovuto aspettare tanto. Già alla prima, gli ultrà della tifoseria napoletana, hanno provocato danni per un miliardo di vecchie lire, ferito decine di agenti e sconvolto la vita a migliaia di cittadini esterrefatti per tanta violenza. Dagli organi di governo e dalla Federazione Gioco Calcio sono subito arrivate promesse di punizioni esemplari e di restrizioni nei confronti di chi presume di poter delinquere a piacimento. Saranno sufficienti? Come in passato, dubitiamo che le punizioni da sole valgano a fermare la maleducazione dei delinquenti che si mascherano dietro una partita di calcio per liberare la loro voglia distruttiva e criminale. Contro il fenomeno del tifo violento, infatti, non basta la politica della sola repressione. Innanzitutto occorre prevenire e questo esige progetti formativi di alto contenuto valoriale. Per molti giovani (e meno giovani) il tifo e la presenza allo stadio per la propria squadra è diventato l’unica esperienza che riempie di motivazioni il vuoto interiore in cui vivono e la voglia recondita di “andare alla guerra” che si portano dentro come surrogato alla mancanza di ideali veri. Quando poi una folla si lascia andare alla rivolta, per i balordi, i teppisti e i delinquenti è gioco da ragazzi infiltrarsi e scatenare guerriglie al solo scopo di danneggiare e distruggere. Bisogna però pensare anche alle suggestioni e ai condizionamenti che l’appartenenza a un gruppo può provocare. E’ infatti sufficiente che ci si lasci afferrare dal clima di malcontento che si è instaurato per trasformarsi in potenziali delinquenti. E così, accanto ai facinorosi, non è raro incontrare operai o studenti che il lunedì tornano quelli di sempre, mentre la domenica hanno accettato di mettersi al servizio del “gruppo” di appartenenza. Il ministro Maroni ha parlato di “tolleranza zero”nei confronti della criminalità organizzata, di un anno senza tifosi per il Napoli in trasferta e di gare “a porte chiuse” quando si dovesse paventare il rischio di scontri tra tifoserie. Punizioni esemplari, e meritatissime dai delinquenti che non meritano indulgenza. Ma i tifosi, non sono tutti degli ultras. Tra di essi ci sono tante persone tranquille e oneste che rispettano le leggi e che non meritano di essere assimilate a questi mascalzoni. E’ giusto che anch’essi debbano subire la stessa sorte di chi sbaglia? Non si dimentichi che i non violenti sono la maggioranza. E poi, chi sceglie la violenza come ideale da perseguire non si darà per vinto solo perché gli impediscono di accompagnare in trasferta la propria squadra. Saprà certamente aggirare l’ostacolo inventandosi altri modi per provocare scontri e distruzioni con le tifoserie “nemiche” o con le forze dell’ordine. Come si vede, l’azione disciplinare, da sola, non solo non è in grado di fronteggiare e risolvere il fenomeno, ma danneggia anche gli incolpevoli, privandoli di un diritto che non può essere disatteso.

 

Lo Sportivo

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