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Sacramenti sì, fede no. Occorre cambiare.
 

Quanti ragazzi avrò accompagnato ai sacramenti dell’iniziazione cristiana nei miei 38 anni di vita sacerdotale? Che idea si saranno fatti, con gli anni, di me, della Chiesa, della fede? Dispersi nel mare di una società complessa e smarrita, ciascuno alle prese con il proprio bagaglio di problemi e di progetti e, magari, alla ricerca del senso da dare alla propria vita, chissà cosa sarà rimasto in loro degli anni di catechismo, della messa, dei sacramenti, della preghiera? Quasi due generazioni comprendenti, accanto agli attuali ragazzi e giovani, anche i loro genitori. Persone tutte che, oggi come ieri, continuano a essere al centro dei pensieri e dell’attenzione di me sacerdote, chiamato a far conoscere la persona di Gesù, il suo amore e la sua salvezza. Quando iniziai il mio ministero (1969) si era negli anni della contestazione studentesca e dell’immediato post Concilio. Oggi la realtà è per tanti aspetti diversa. L’evidenza più eclatante, infatti, è quella dei profondi mutamenti in atto. Pensiamo ai cambiamenti in campo etico, culturale, economico e tecnologico. Mai, in passato, si è verificato un trasformismo così radicale nello stile di vita di singoli e società. E questo ha condizionato pesantemente anche i tradizionali metodi di trasmissione della fede che ho conosciuto e messo in pratica per tanti anni. I valori e l’etica cristiana, nello scenario multiculturale che specifica l’attuale società, non solo non godono più di un’attenzione privilegiata, ma appaiono sempre più ignorati, relativizzati e combattuti. Anche dentro la comunità ecclesiale è dato cogliere un mosaico di situazioni che si fa fatica a ricondurre a unità. Si pensi, ad esempio, alla situazione dei genitori che chiedono il battesimo per i loro figli: il 30-40 % di essi vive ormai in condizioni ritenute, dalle norme canoniche, irregolari (perché conviventi, sposati solo civilmente o divorziati). Soprattutto fa riflettere la loro non piena appartenenza ecclesiale: l’Eucarestia, infatti, che è il dono più travolgente di Gesù per la comunità dei credenti, di fatto, non è per tutti…Capisco che questo nuovo scenario esige un altrettanto radicale rinnovamento della nostra pastorale. Il fatto è che questo non si sa in che cosa debba consistere. Si avverte l’urgenza di innovare, ma non si comprende in che modo. E’ partendo da queste premesse che mi domando se ha ancora una valididità la consuetudine di abbinare le cresime e, più in generale, i sacramenti dell’iniziazione cristiana, alla stagione della fanciullezza e della preadolescenza. Per loro natura i sacramenti esigono una matura e consapevole scelta di fede ed essa presuppone una conoscenza adeguata della persona di Gesù e del suo vangelo. La scelta della fede, proprio perché è atto pienamente libero e consapevole, non può avere per destinatari quelli che vivono la stagione della fanciullezza e della preadolescenza, ma soltanto coloro che hanno maturato una coscienza adulta e matura. Si dirà che i fanciulli e i ragazzi vengono ammessi ai sacramenti per scelta dei genitori. Ma sappiamo anche quanto sia debole, il più delle volte, questa assunzione di impegni e quanto risulti fragile l’azione educativa della famiglia. Non si dimentichi che oggi, con sempre maggiore frequenza, si pone anche il problema di una molteplicità di modelli famigliari non regolari, vista la crisi in atto a motivo delle separazioni e dei divorzi in continuo aumento. Inoltre, mentre i genitori credenti e praticanti risultano una minoranza, la percentuale di quelli che chiedono i sacramenti si mantiene molto alta. Dunque, pensare che la scelta dei sacramenti possa essere effettuata in un’età precedente alla maturazione delle capacità opzionali personali, appare ormai quantomeno inopportuno e poco comprensibile. In passato non si ragionava così (e si faceva bene) perché il contesto culturale e religioso era diverso e favoriva questo tipo di organizzazione catechistica. Oggi però questa impostazione appare fuori luogo data la realtà radicalmente mutata. Non dimentichiamo che per molti l’amministrazione dei sacramenti si riduce semplicemente ad una occasione di festa con parentado e amici.

 

Don Giovannino

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